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Sì a tornare in ufficio, ma che sia meno spesso

A casa si è più concentrati, sempre che non vi siano in giro i figli. KEYSTONE/DPA/FABIAN STRAUCH sda-ats

(Keystone-ATS) La maggioranza dei dipendenti in telelavoro desidera tornare in ufficio una volta passata la pandemia, ma non così spesso come prima.

È quanto emerge da un sondaggio condotto dalla società di consulenza Deloitte, che mette anche in luce come i giovani siano più favorevoli a essere attivi da casa.

Sulla scia della crisi del coronavirus in febbraio il 52% degli occupati in Svizzera ha lavorato almeno in parte al suo domicilio, a fronte di un 50% durante la prima ondata l’anno scorso, si legge in un comunicato odierno. Per il 36% degli interpellati – un campione di circa 2000 persone – l’home office non è possibile.

All’interno del segmento degli impiegati, l’88% vorrebbe non dover tornare tutti i giorni in ditta e il 62% vedrebbe di buon occhio la presenza a casa in giorni precisi della settimana. Il 26% sarebbe per contro favorevole a lavorare tutto il tempo nelle mura domestiche, mentre sul fronte opposto figura un 12% che opterebbe sempre per l’ufficio.

“Gli ultimi dodici mesi hanno dimostrato che il lavoro a distanza funziona molto bene per molte persone: il fatto che così pochi vogliano tornare completamente in ufficio dopo la pandemia lo conferma chiaramente”, afferma Reto Savoia, Ceo di Deloitte Svizzera, citato nella nota. “Una chiara maggioranza auspica un mix adeguato di lavoro a distanza e presenza in ufficio e punta a raccogliere i benefici di entrambi i modelli”, prosegue il dirigente. A suo avviso le imprese non possono e non devono chiudere gli occhi di fronte a questa necessità.

“La tendenza al telelavoro sta portando anche grandi cambiamenti economici e sociali e avrà un impatto, per esempio, sui trasporti pubblici, sul mercato immobiliare o sui settori della ristorazione e del commercio al dettaglio”, prosegue l’esperto. “Allo stesso tempo, modelli di lavoro a distanza flessibili e attraenti aprono anche nuove opportunità per le aziende e la loro forza lavoro: che si tratti di un’espansione del raggio di reclutamento del personale o della creazione di nuovi modelli di famiglia”.

Dal rilevamento demoscopico emergono differenze a livello generazionale. Fra chi ha meno di 30 anni solo il 9% vuole rientrare completamente in azienda e il 31% è per stare sempre a casa, mentre fra gli ultra 50enni le quote sono rispettivamente del 16% e del 22%. “I giovani desiderano più flessibilità sul lavoro”, spiega Veronica Melian, dirigente di Deloitte Svizzera, in dichiarazioni riportate dal comunicato. Le società hanno bisogno di puntare su modelli flessibili per attrarre i giovani talenti di tutto il mondo che cercano consapevolmente un ambiente di lavoro moderno. “Questa è una sfida strategica per molte aziende, dato l’acutizzarsi della penuria di personale specializzato”.

Riguardo alla produttività, il 47% del campione ritiene che a casa aumenti, il 37% che rimanga uguale e il 16% che diminuisca. Nel confronto con un analogo sondaggio dell’anno scorso si nota che il rendimento del telelavoro è aumentato: secondo Melian, questo potrebbe essere legato al fatto che – contrariamente a quanto avvenuto nel 2020 – le scuole ora sono rimaste aperte e i genitori non si sono quindi dovuti occupare dei figli su tutto l’arco della giornata. Inoltre tecnicamente i dipendenti sono adesso più pronti e meglio equipaggiati.

Lo smart working comporta però anche dei problemi: penuria di spazio (citata dal 20% degli interrogati), infrastruttura insufficiente (22%), mancanza di scambio interpersonale con i colleghi (44%). “Lo scambio interpersonale continua a svolgere un ruolo importante per molti, anche per la cultura aziendale”, osserva Savoia. “Le persone vengono in ufficio per condividere idee, per creare insieme: aspetti essenziali dell’innovazione richiedono un’interazione personale e possono essere realizzati meglio in ditta”. Per le società si tratta di collegare questi bisogni con l’uso mirato della digitalizzazione, in un pacchetto complessivo attraente che soddisfi al meglio le esigenze dei dipendenti.

“Le aziende devono prepararsi per l’era del post-confinamento, trovando un buon mix di lavoro a distanza e presenza in ufficio”, si dice convinto Savoia. I dipendenti a casa sono più concentrati, mentre d’altra parte per gli aspetti collaborativi e creativi un ufficio moderno ha più senso. “Le aziende devono creare di conseguenza nuovi spazi di collaborazione, che permettano ai dipendenti di essere ispirati, incoraggino lo scambio di idee e aiutino a sviluppare nuove strategie”, conclude lo specialista.

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