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Scatta tregua in Siria, Assad: riprenderemo tutto Paese

Il presidente siriano Bashar al Assad (in centro) a Daraya Keystone/EPA/SANA/HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Nel primo giorno della festa islamica del Sacrificio è cominciata in Siria la tanto attesa tregua concordata da Usa e Russia, mentre il contestato presidente Bashar al Assad è tornato a sfidare i nemici affermando che il suo esercito “riconquisterà ogni territorio”.

Sia Mosca che Washington proseguiranno i raid aerei contro le forze jihadiste e qaidiste.

Le violenze in corso in Siria dal 2011 hanno finora ucciso circa mezzo milione di persone e, secondo le stime dell’Onu, hanno costretto undici milioni di civili – più della metà della popolazione – ad abbandonare le proprie case.

In serata le Forze armate siriane hanno annunciato la sospensione delle attività militari a partire dalle 19 locali (le 18 in Svizzera). Quelle russe avevano reso noto poco prima di aver sospeso i raid aerei in corso da circa un anno (dal 30 settembre 2015 per l’esattezza).

Secondo l’agenzia ufficiale siriana Sana, lo stop alle armi durerà per una settimana, fino al 18 settembre. Ma l’esercito governativo “si riserva il diritto di rispondere in maniera decisa contro qualsiasi gruppo armato che violi la tregua”.

Sul terreno le forze curde che si oppongono all’intervento militare turco nel nord del Paese, hanno annunciato che intendono rispettare la tregua. L’Iran e la Turchia avevano assicurato nei giorni scorsi che intendono fare altrettanto. Diverse sigle dell’insurrezione siriana hanno accettato in principio l’accordo ma si erano dette scettiche, mentre altri gruppi vicini alle frange più estreme hanno respinto la tregua.

Nelle ore che hanno scandito l’inizio della tregua però la guerra ha continuato a mietere vittime. Secondo diverse fonti dal terreno, bombardamenti aerei si sono registrati su tutto l’asse nord-sud dei combattimenti: dalla regione meridionale di Daraa fino ad Aleppo, nel nord, passando per l’area di Damasco , Homs, Hama e Idlib. Media controllati dal governo di Damasco hanno denunciato colpi di mortaio sparati da insorti (“terroristi”) contro la parte di Aleppo in mano lealista.

Il presidente Assad si era recato di prima mattina a Daraya, il sobborgo sin dal 2011 roccaforte della ribellione anti-governativa e per questo da anni sotto assedio da parte delle forze lealiste. Caduto in mano governativa poche settimane fa, Daraya è ormai una città fantasma.

Tra le macerie e la desolazione il raìs si è mostrato agli occhi di fotografi e telecamere filo-regime, celebrando l’inizio della festa del Sacrificio con una preghiera in una sala spoglia della moschea di Daraya. Il regime “intende riconquistare ogni parte del territorio (siriano) in mano ai terroristi”, ha detto Assad, inviando “un messaggio a chi dall’estero ha complottato per far cadere la Siria e il suo modello di convivenza”.

Nel pomeriggio il vice ministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov ha poi affermato che i colloqui tra regime e opposizione – di fatto mai iniziati – potranno riprendere all’inizio di ottobre. Sempre se la tregua proseguirà.

Secondo il comando militare russo, con la sospensione delle operazioni entrerà anche in funzione il meccanismo di coordinamento tra Mosca e Washington per colpire i gruppi qaidisti e jihadisti, tra cui l’Isis.

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