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Schiaffo di Trump al mondo LGBT, cancellate tutele Obama

Donald Trump attacca l'eredità di Barack Obama anche nel campo dei diritti civili. Keystone/EPA BLOOMBERG POOL/OLIVIER DOULIERY / POOL sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo le avvisaglie dei giorni scorsi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso ufficialmente di revocare le norme indicate da Barack Obama come linee guida antidiscriminazione per proteggere gli studenti transgender.

Direttive in base alle quali a questi ultimi nelle scuole pubbliche era permesso di usare bagni e spogliatoi in base alla propria identità di genere e non in base al sesso di nascita.

Si tratta del primo vero e proprio scossone all’eredità di Obama nel campo dei diritti civili, che ha innescato subito proteste, a partire da una manifestazione sull’uscio della Casa Bianca a Washington.

Apple si è fatta poi capofila nel condannare apertamente la decisione, sottolineando di sostenere gli sforzi verso una “maggiore accettazione”.

Il timore di alcuni è che si tratti dell’inizio di un’offensiva molto più vasta, con la possibilità che arrivi anche a toccare la storica legalizzazione delle nozze gay. Al momento tuttavia l’episodio si inserisce per gli osservatori tra quelle “prove di forza” tutte interne su cui l’amministrazione sta assumendo i suoi definitivi connotati.

Così in questo caso a prevalere è stata la linea del segretario alla Giustizia Jeff Sessions, mentre è rimasto frustrato il tentativo della segretaria all’Istruzione Betsy DeVos di accantonare il progetto in nome delle potenziali ripercussioni sugli studenti transgender nelle scuole del Paese.

Un muro contro muro: così è stato descritto, con Sessions che, non potendo scavalcare la collega a capo del dicastero competente, avrebbe portato la questione direttamente sul tavolo del presidente, che ha scelto di appoggiare Sessions costringendo Betsy DeVos ad allinearsi. A rischio persino delle dimissioni, stando alle ricostruzioni dei media americani.

Così Betsy DeVos è apparsa obbediente e diplomatica sul palco della Conservative Political Action Conference (CPAC), evento annuale del movimento conservatore dove domani parlerà direttamente Trump. Lo stesso che lo scorso anno, durante la campagna elettorale, saltò l’appuntamento davanti ad una platea all’epoca scettica nei confronti dell’outsider in corsa per la Casa Bianca.

E adesso l’evento diventa una sorta di test per le presunte tensioni interne all’amministrazione Trump tra le sue “due anime” che gli osservatori attribuiscono far capo rispettivamente allo stratega Steve Bannon e al chief of staff Rience Priebus, entrambi ospiti in questa edizione del CPAC, anzi chiamati addirittura a salire sul palco insieme. Una “mossa” descritta da più parti come il tentativo di coprire con l’immagine in diretta dei due fianco a fianco il rumore delle voci delle indiscrezioni.

Così Priebus garantisce: “Non credete a ciò che si scrive su di noi. Il presidente Donald Trump ha portato insieme il partito e il movimento conservatore. Il nostro compito è portare avanti l’agenda del presidente”.

Gli occhi sono però puntati su Steve Bannon, lo stratega di Trump che concede rarissime apparizioni pubbliche e che torna su un suo cavallo di battaglia, attaccare i media che già in passato aveva definito il “Partito dell’opposizione”. E allora pacato ma fermo avverte i “media mainstream”, che si oppongono all’agenda economica nazionalista del presidente, “farebbero bene a capire che Trump darà seguito alle sue promesse”. Tutte.

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