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Schneider-Ammann dal papa: profughi al centro delle discussioni

Il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann e papa Francesco, che lo ha ricevuto stamani in udienza privata. /EPA ANSA / AP POOL/ANDREW MEDICHINI / POOL sda-ats

(Keystone-ATS) Il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann è contrario all’impiego dell’esercito alle frontiere svizzere per fronteggiare la crisi migratoria. Lo ha detto anche a papa Francesco, che lo ha ricevuto stamani in udienza privata.

L’incontro, durato una ventina di minuti, è stato dedicato in particolare al flusso di profughi verso l’Europa. In tutt’altro ambito, papa Bergoglio ha mostrato grande interesse per il modello elvetico di formazione duale – a scuola e nelle imprese – come strumento di lotta contro la disoccupazione giovanile.

In una conferenza stampa al termine dell’incontro con papa Bergoglio, Schneider-Ammann ha affermato di aver illustrato al suo interlocutore – che si è mostrato molto interessato – la politica migratoria elvetica: per Berna si tratta di aiutare i Paesi in crisi in modo da agire alla fonte dei flussi migratori. Il presidente della Confederazione ha anche fatto notare che i costi degli interventi nelle regioni che fanno i conti con conflitti sono inferiori a quelli della gestione di profughi in Europa.

Davanti ai media, il capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) ha dichiarato di essere contrario all’impiego delle forze armate per la protezione delle frontiere in caso di forte afflusso di profughi. “Per me ai confini deve andare la Protezione civile, non l’esercito”.

Lo scorso 20 aprile il Consiglio federale aveva indicato che, in caso di afflusso particolarmente massiccio di profughi, intende mettere a disposizione delle guardie di confine 2000 soldati. Contemporaneamente il governo aveva chiesto al Dipartimento federale della difesa e della protezione della popolazione (DDPS) di precisare il ruolo dei militi.

Facendo eco al suo discorso di ieri, pronunciato dopo aver ricevuto il premio internazionale Carlo Magno, il papa ha manifestato a Schneider-Ammann la sua preoccupazione quanto all’integrazione dei migranti in Europa, ha detto il presidente della Confederazione ai media.

“Sogno” un’Europa pronta a “soccorrere come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo”, un’Europa “in cui essere migrante non sia delitto bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano”, aveva dichiarato ieri il pontefice.

Dal canto suo il Vaticano in una nota odierna segnala che “attenzione particolare è stata riservata al tema della migrazione e delle politiche di accoglienza e integrazione, nel contesto attuale del Continente europeo. Si è discusso, pure, dei conflitti in Medio Oriente e della situazione dei Paesi subsahariani, rilevando la necessità di rafforzare l’impegno in corso per favorire la sicurezza e la pace”.

Nella conferenza stampa il presidente della Confederazione ha rilevato anche il grande interesse di papa Bergoglio per il sistema formativo elvetico duale come strumento per lottare contro la disoccupazione giovanile. Schneider-Ammann ha insistito anche sui pregi della formazione continua, del partenariato sociale e di un mercato del lavoro “non imprigionato dalle leggi”.

“Estremamente felice” di aver incontrato il pontefice, il presidente della Confederazione lo ha invitato in Svizzera. Il santo padre non ha ancora risposto alla sollecitazione.

Negli incontri bilaterali ad alto livello Schneider-Ammann era accompagnato da una delegazione con rappresentanti della politica, delle autorità militari (all’indomani della cerimonia di giuramento di 23 nuovi membri del Corpo della Guardia svizzera pontificia) e della Chiesa cattolica.

Tra gli altri la delegazione svizzera, di una decina di persone, comprendeva la presidente del Consiglio nazionale Christa Markwalder (PLR/BE) e il suo omologo del Consiglio degli Stati Raphaël Comte (PLR/NE), nonché il presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) Charles Morerod, peraltro responsabile della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo.

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