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Scozia: la secessione nuoce all’industria del whisky

(Keystone-ATS) L’industria simbolo della Scozia potrebbe uscire molto penalizzata da una secessione. Il settore del whisky, infatti, subirebbe nel breve termine un forte contraccolpo in termini di esportazioni. A lanciare l’allarme è la banca olandese Rabobank che delinea un quadro molto preoccupante per i produttori scozzesi del superalcolico più famoso al mondo.

L’industria del whisky è determinante nell’economia scozzese: vale 4,3 miliardi di sterline l’anno, e lo Scotch è la seconda più importante voce di esportazione dopo il petrolio e il gas. Con l’indipendenza però la Scozia rischia di non avere più accesso alla zona europea per il libero scambio.

Un nuovo Stato infatti dovrebbe fare domanda per essere ammesso nell’Ue. “Come risultato lo Scotch potrebbe subire la forte concorrenza di altri superalcolici e potrebbe perdere competitività in Europa”, si legge nel rapporto.

Si calcola che il mercato europeo rappresenti il 37% delle esportazioni di Scotch. Un nuovo governo scozzese, inoltre, avrebbe di fronte un compito difficilissimo nell’assicurare accordi al di fuori dell’Ue per il suo ridotto ‘peso’ internazionale. Non finisce qui: gli alti tassi di interesse causati dall’incertezza sulla valuta potrebbero far crescere i costi per l’industria e a risentirne sarebbero soprattutto i piccoli produttori.

“I benefici nel breve termine dell’indipendenza sono minimi, ma i rischi sono significativi”, ha detto l’analista Elena Saputo. E i produttori, riuniti nella Scotch Whisky Association (Swa), hanno già manifestato le loro preoccupazioni, affermando che una temporanea uscita dall’Ue sarebbe “dannosa e difficile da gestire”.

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