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Scrittori: Khadra, per vincere Isis servono militari e cultura

(Keystone-ATS) “Per sconfiggere l’Isis la prima soluzione è militare, purché si portino le truppe di terra sul terreno. Un coccodrillo non si cattura asciugandogli le lacrime”. È il suggerimento dello scrittore algerino Yasmina Khadra (all’anagrafe Mohammed Moulessehoul).

Khadra è intervenuto, in qualità di protagonista, al festival letterario Dedica di Pordenone, nel Friuli-Venezia Giulia.

Ma l’opzione militare da non sola non è sufficiente: “Parallelamente è necessario un vasto lavoro culturale sul resto del mondo, che comincia dove c’è l’accettazione dell’altro. Non amo il termine tolleranza perché significa prendere su di sé ciò che non si può sconfiggere, preferisco parlare di apertura mentale e condivisione, ma per realizzarle bisogna considerare ogni altro come una persona a tutto tondo, il concetto di cittadinanza deve ritrovare pienezza di significato – ha specificato lo scrittore – Quando una persona ha scelto di vivere in un Paese di cui un giorno avrà la nazionalità auspica di diventarne cittadino a pieno titolo, quando rimane invece confinato in una subcittadinanza, in seconda classe, in quel momento si è consegnato di peso a tutti i demoni. Tutti i cittadini emarginati vivono questa condizione come umiliazione”.

Per Khadra, “la fiamma della gioia anima la nostra umanità, ma nell’umiliazione quella gioia muore. Emarginazione, razzismo, discredito, ostracismo, ci fanno perdere a poco a poco l’umanità, si cominciano a coltivare frustrazioni e alla prima occasione reagiamo con la violenza, l’unica unità di misura della nostra pena diventa l’odio, si sprofonda nella perdizione”.

Lo scrittore si è poi soffermato sulle ragioni per cui l’Isis attrae tante simpatie: “Molti di quanti aderiscono all’Isis partono da idee solide, di giustizia, riconquista ideologica, arrivano con le migliori intenzioni. Sono sedotti da discorsi meravigliosi del jihadismo: non si sottovaluti la retorica di questa guerra”. Poi, però, “di colpo si ritrovano costretti a commettere gesti abominevoli, immersi nella negazione della umanità. A questo punto deve entrare in azione un’altra forma di guerra: come reintegrare chi vuole pentirsi?”.

Qui, non mancano critiche di superficialità all’Occidente: “Proprio in questo ambito, ad esempio, l’Occidente non ha tattiche né strategie”. E sull’Algeria: “È un popolo magnifico che non sopporta chi voleva annientarlo. Il terrorismo noi lo conosciamo a memoria, sappiamo che c’è differenza fra l’Islam e il fanatismo. Voi occidentale non capite questa differenza ed è questo il vostro problema”.

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