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Scudo fiscale: considerevole deflusso dal Ticino e da altri cantoni

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 dicembre 2009 - 17:21
(Keystone-ATS)

LUGANO/BERNA - Allo scadere dello scudo ter, la piazza finanziaria ticinese inizia a leccarsi le ferite. Ma anche altri cantoni devono fare i conti con un deflusso di capitali provocato dall'amnistia fiscale italiana a partire da ottobre.
Stando a fonti italiane non ufficiali, finora sarebbero rientrati tra i 100 e i 110 miliardi di euro (150-165 miliardi di franchi), ma nei prossimi giorni non sono escluse proroghe. Dalla Svizzera il deflusso complessivo viene stimato a 30-40 miliardi di euro, ha indicato oggi all'ATS il direttore dell'Associazione bancaria ticinese, Franco Citterio, precisando però che tali dati sono approssimativi e non ancora definitivi.
Ad ogni modo il deflusso si prospetta nettamente superiore rispetto ai due scudi precedenti del 2001-2003, quando dalla Svizzera vennero regolarizzati complessivamente circa 25 miliardi di euro.
Nel quadro dello scudo ter bisogna però anche distinguere tra rimpatri giuridici e fisici. Secondo Citterio, infatti, un terzo dei capitali rimane sotto il controllo delle banche elvetiche. Ciononostante le previste ripercussioni fiscali e occupazionali appaiono considerevoli: nel solo settore bancario ticinese, Citterio prevede una riduzione degli effettivi per l'anno prossimo che si attesta tra il 5 e il 10%.
Anche in altri cantoni le conseguenze dello scudo si fanno però sentire: in particolare le piazze finanziarie di Ginevra, Zurigo nonché le regioni turistiche dei Grigioni e del Vallese devono fare i conti con l'amnistia fiscale italiana. Stando a Citterio, il 20-30% del deflusso totale dalla Svizzera dovrebbe infatti riguardare non il Ticino, bensì altri cantoni.
Il Ticino è comunque la piazza finanziaria indubbiamente più colpita: come contromisura, diversi partiti hanno quindi auspicato un'amnistia fiscale federale o cantonale.

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