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Sefolosha a New York accusa agenti di brutalità

(Keystone-ATS) Nel terzo giorno del processo a suo carico a New York, il giocatore svizzero di pallacanestro Thabo Sefolosha ha ribadito ieri di essere stato vittima di violenze ingiustificate da parte della polizia.

Sefolosha è accusato di ostruzione all’amministrazione governativa, resistenza all’arresto e turbamento dell’ordine pubblico, reati che avrebbero giustificato il suo movimentato arresto avvenuto l’8 aprile scorso all’uscita di un nightclub cittadino. L’incidente è avvenuto nelle prime ore del mattino, dopo che un altro cestista professionista, Chris Copeland, era stato accoltellato e ferito davanti alla discoteca.

Chiamato a deporre, il 31enne vodese di colore (madre svizzera, padre sudafricano) ha detto che un agente gli ha ingiunto di lasciare le immediate vicinanze del luogo, dove si era formato un assembramento. L’agente lo avrebbe poi insultato perché non si allontanava secondo lui abbastanza in fretta.

“Cercava di spingerci”, ha detto Sefolosha, che era con Pero Antic, suo compagno di squadra macedone negli Hawks di Atlanta e che all’udienza ha deposto in suo favore. “Gli ho detto: non è perché ha un distintivo che può parlarmi così”, ha raccontato il vodese in aula. Al che l’agente gli avrebbe risposto: “Posso spaccarti la faccia”. Allora il cestista, alto 2,01 metri, avrebbe ribattuto: “Non arrivi nemmeno a un metro e sessanta. Se mi vedessi in altre circostanze non mi parleresti così. Sei un nanerottolo”.

Sempre secondo il racconto del vodese, sarebbe stato questo scambio di cortesie verbali a scatenare il vigoroso arresto con manganellata in cui Sefolosha ha riportato la frattura del perone destro, costatogli la rinuncia ai playoff 2015 della lega professionistica di basket americana NBA (National Basketball Association).

A deporre sono stati chiamati altri poliziotti presenti al momento dei fatti, secondo i quali il cestista svizzero si sarebbe comportato in modo aggressivo nei confronti degli agenti. È stato interrogato anche un barbone cui Sefolosha si sarebbe apprestato a dare dei soldi quando è stato “placcato” dai poliziotti.

Durante l’udienza sono stati mostrati due video girati durante l’arresto, in cui si vedono diversi poliziotti che mettono a terra Sefolosha e lo ammanettano con le mani dietro la schiena.

Lo svizzero si ribadisce innocente e si ritiene vittima di un atto razzista, tanto da rifiutare un patteggiamento propostogli dalla Procura. Questo prevedeva per lui una giornata di lavoro comunitario e una condizionale di sei mesi. Ma Sefolosha ha preferito affrontare il processo per essere completamente scagionato. Egli si riserva poi un’azione civile contro i poliziotti.

Il processo prosegue oggi. Esso interviene in un contesto di polemiche ricorrenti negli Stati Uniti sulla brutalità della polizia nei confronti degli uomini di colore.

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