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Sika: limitato a 5% diritto voto famiglia fondatrice

(Keystone-ATS) Detto e fatto: nell’assemblea degli azionisti in corso a Baar (ZG) il consiglio di amministrazione di Sika ha limitato al 5% i diritti di voto della Schenker-Winkler Holding (SWH) della famiglia fondatrice Burkard, che vuole vendere la sua quota Saint-Gobain.

Per bocca del suo rappresentante Urs Burkard, la famiglia – che detiene il 16% di capitale ma oltre il 52% dei diritti di voto – ha subito annunciato che adirà le vie legali.

Secondo Burkard – che è anche membro del Cda di Sika – è nel pieno diritto della famiglia vendere la sua quota del gruppo attivo nelle specialità chimiche al gigante francese. Anche la clausola di opting-out – in base alla quale l’azienda francese non deve lanciare un’offerta pubblica di acquisto – è parte integrante degli statuti da anni.

Secondo il presidente Paul Hälg fino a quando non sarà chiarita in modo definitivo la questione della liceità della limitazione di voto è nell’interesse dell’azienda che l’attuale consiglio di amministrazione (Cda) si mantenga al timone. Questo perché dopo un’eventuale integrazione nella Saint-Gobain non si potrebbe più tornare indietro.

A questo punto appare improbabile che la SWH ottenga la maggioranza nel Cda necessaria per far andare in porto il progetto di vendita. Non è peraltro escluso che i provvedimenti adottati dall’assemblea saranno contestati davanti ai tribunali.

I vertici del gruppo di specialità chimiche si oppongono da tempo all’operazione. Secondo Hälg “numerose reazioni di clienti lasciano temere il peggio”. Molti di loro non farebbero più ordinazioni presso una Sika controllata da Saint-Gobain, perché si troverebbero in una situazione di concorrenza. Per l’azienda di Zugo questo si tradurrebbe in mancati introiti nell’ordine di 200 milioni all’anno.

Stando al presidente, inoltre, Saint-Gobain avvierebbe misure di ristrutturazione che andrebbero al di là di quanto finora annunciato: questo perché dovrebbe giustificare il prezzo elevato da pagare per prendere il controllo dell’impresa.

Secondo Burkard, invece, i manager di Saint-Gobain non sono cavallette, ma partner affidabili, i posti di lavoro sono sicuri e l’azienda rimarrà svizzera. Il suo discorso è stato interrotto da fischi di disapprovazione.

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