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Siria: ‘Occidente ignorò piano russo per dopo-Assad’

(Keystone-ATS) Una grande occasione mancata, che – se mai realizzata – chissà quanto sangue avrebbe potuto risparmiare e quanti rifugiati sottrarre alla conta dei disperati di questi mesi.

Nel 2012 la Russia era pronta a concordare un piano per la Siria che ipotizzava fra l’altro un’uscita di scena garantita per Bashar al-Assad, ma l’Occidente – forse cedendo alla velleità di poter regolare altrimenti i conti col rais di Damasco, in fretta e ‘alla Gheddafi’ – la ignorò.

La clamorosa rivelazione, raccolta oggi in esclusiva dal Guardian online, arriva dalla voce di Martti Ahtisaari, una delle figure più autorevoli e stimate della diplomazia internazionale degli ultimi decenni. E sebbene le prime reazioni di fonte anglosassone siano a metà fra l’infastidito e lo scettico, nessuno per ora si spinge a smentirla davvero.

Ex presidente della Finlandia e negoziatore di lungo corso, Ahtisaari è stato mediatore di fiducia di Ue e Usa per il Kosovo e si è guadagnato nel 2008 il Nobel per la pace per le missioni diplomatiche condotte negli anni dalla Namibia all’Indonesia all’Iraq. Nel 2012 fu incaricato dal gruppo degli Elders (un sodalizio di anziani statisti fondato fra gli altri da Nelson Mandela, Mikhail Gorbaciov e Jimmy Carter) di esplorare la possibilità di un accordo sul conflitto siriano, esploso l’anno prima, fra i 5 membri permanenti dell’Onu.

“L’incontro più interessante fu sicuramente quello con Vitali Churkin”, ambasciatore russo a Palazzo di Vetro, racconta ora l’ex leader finlandese. “Lo conosco da tempo e anche se su molte questioni non sempre concordiamo, posso parlargli molto liberamente”, precisa. “Lui mi disse: ‘Martti, siediti e ascolta quello che dovremmo fare. Punto uno, non bisogna dare armi all’opposizione. Punto due, si deve imporre un dialogo immediato fra oppositori e Assad. Punto tre, dobbiamo trovare un’elegante via d’uscita perché Assad si faccia da parte”.

Secondo Ahtisaari, non c’erano dubbi che la proposta provenisse dal Cremlino, poiché l’ambasciatore era “appena tornato da Mosca”. Il premio Nobel trasmise subito il messaggio a Usa, Gran Bretagna e Francia, ma l’offerta cadde nel vuoto. La sua convinzione è che “questi tre Paesi, come molti altri, fossero convinti che Assad potesse essere rovesciato in poche settimane senza il bisogno di far nulla”, né di trattare con lui o con la Russia. Un’illusione, evidentemente.

In quei giorni, Kofi Annan fu nominato emissario dell’Onu per la Siria. Ma in realtà “Kofi fu costretto ad accettare”, insiste Ahtisaari: “In poche settimane vide che nessuno lo sosteneva”. Del resto, nelle stesse settimane l’allora segretario di Stato americana, Hillary Clinton, escludeva nei fatti ogni ipotesi negoziale con Damasco, liquidando già Assad come “un criminale”.

Le rivelazioni dell’ex presidente finlandese non sono state confermate ma neppure smentite da Churkin, che si è limitato a definire “privato” il colloquio del 2012. Mentre fonti diplomatiche americane ed europee hanno provato a giustificare l’atteggiamento di quei mesi sottolineando come in Siria nei 12 mesi precedenti ci fossero stati già molti “massacri” imputati al regime. E glissando tuttavia sulle decine e decine di migliaia di morti che forse si sarebbero potuti ancora evitare.

A sua volta sir John Jenkins, già ambasciatore di Londra in Arabia Saudita e stratega delle politiche recenti del Foreign Office in Medio Oriente, asserisce che l’offerta sarebbe dovuta venire dalla bocca “di Vladimir Putin e non di Churkin” per trovare ascolto in Occidente e apparire ai suoi occhi “credibile”.

Ahtisaari però non ci sta. “Avremmo dovuto prevenire” una tragedia, rimpiange, che ad oggi ha causato almeno 220’000 morti e ha costretto milioni di siriani ad abbandonare le loro case. “I profughi che oggi si riversano in Europa – rincara la dose – sono il risultato di un disastro che noi stessi abbiamo causato. E non ci resta che pagarne il conto”.

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