Prospettive svizzere in 10 lingue

Siria: arrivano i Marine per l’assalto finale a Raqqa

Un militante islamico a Raqqa KEYSTONE/AP Raqqa Media Office/UNCREDITED sda-ats

(Keystone-ATS) In vista della battaglia finale per Raqqa comincia a concretizzarsi il rafforzamento in uomini e mezzi Usa sul terreno preannunciato dal presidente Donald Trump nella guerra all’Isis.

Almeno 400 soldati americani sono stati schierati negli ultimi giorni a nord della città siriana roccaforte dello Stato islamico, portando a quasi mille il numero degli effettivi nel Paese. Mentre altri mille potrebbero essere inviati presto in Kuwait in vista di nuove operazioni.

Fonti del Pentagono citate oggi da diversi media americani e dalla televisione panaraba Al Jazira affermano che i nuovi arrivati in Siria appartengono al corpo dei Marines e agli Army Rangers e sono equipaggiati con pezzi di artiglieria pronti ad aprire il fuoco sulle migliaia di jihadisti del ‘Califfato’ che resistono nella città siriana.

Continua intanto la campagna di bombardamenti aerei della Coalizione internazionale a guida Usa contro le postazioni dell’Isis. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) almeno 14 civili, di cui sei minori, sono stati uccisi in raid probabilmente attribuibili alla Coalizione su una località ad est di Raqqa, Al Matab. Mentre il gruppo di attivisti di “Raqqa viene sterminata nel silenzio” (Rbss) sostiene che gli uccisi nel raid aereo sono 18.

Ormai da diverso tempo gli Stati Uniti sono presenti in Siria con uomini delle forze speciali impiegati in operazioni ‘mordi e fuggi’ contro l’Isis e con istruttori e consiglieri al servizio delle cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), composte in gran parte da milizie curde.

Negli ultimi giorni un centinaio di Army Rangers si sono mostrati anche nella città di Manbij, controllata dai curdi, in quella che sembra un’operazione di pubbliche relazioni volta ad impedire eventuali scontri tra gli stessi curdi con le altre forze in campo nella regione: le formazioni di ribelli filo-turchi, che Ankara appoggia in funzione anti-Isis ma anche anti-curda, e l’esercito governativo siriano.

Il nuovo schieramento nei dintorni di Raqqa sembra rientrare in un piano presentato il mese scorso dal Pentagono alla Casa Bianca in cui vengono delineate diverse opzioni. Tra queste, il dispiegamento di artiglieria, di un numero maggiore di elicotteri Apache e una campagna di addestramento più intensa. Le stesse iniziative prese lo scorso anno in preparazione dell’offensiva governativa irachena per strappare all’Isis Mosul, dove i combattimenti continuano sanguinosi nella parte occidentale della città.

I limiti posti dall’amministrazione Obama prevedevano una presenza di non più di 500 soldati americani in Siria, ma tale numero potrebbe essere oltrepassato con l’impiego di truppe schierate solo temporaneamente.

In generale, comunque, il nuovo piano per il quale il Pentagono avrebbe ottenuto il via libera da Trump consentirebbe una maggiore autonomia decisionale dei vertici militari anche nello spostamento di truppe. E in questa ottica rientrerebbe anche il prossimo invio, anch’esso annunciato oggi da fonti di Washington, di mille soldati nelle basi in Kuwait, da tenere pronti per eventuali schieramenti sul terreno con un preavviso minimo.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR