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Siria: consigliere Assad, risponderemo aggressione Usa

Il presidente siriano Bashar al-Assad. KEYSTONE/EPA SANA/SANA HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) “La Siria e i suoi alleati risponderanno in maniera appropriata a quest’aggressione”. Il presidente siriano Bashar al Assad reagisce all’attacco americano sulla base militare di Shayrat, nella provincia di Homs, deciso nella notte da Donald Trump.

La decisione del presidente americano è stata presa dopo l’attacco con armi chimiche del 4 aprile a Idlib che ha ucciso almeno 86 persone, tra cui 30 bambini.

Il comportamento degli Usa è stato “spericolato e irresponsabile”, ha denunciato lo staff di Assad. Al suo fianco è schierata la Russia con il presidente Vladimir Putin che ha parlato di “aggressione contro uno Stato sovrano”, che comprometterà le relazioni tra Mosca e Washington, e si è detto preoccupato dalle “inevitabili conseguenze negative di tali azioni aggressive per gli sforzi comuni nella lotta al terrorismo”. Per la Russia inoltre l’attacco chimico è stato “solo un pretesto” per un’azione già decisa in precedenza.

E Mosca ha già preso delle contromisure, sospendendo l’intesa con gli Usa per la sicurezza dei voli durante le operazioni aeree in Siria e annunciando che rafforzerà le difese aeree di Damasco per proteggere le infrastrutture siriane. Secondo la Russia tuttavia, “solo 23” dei 59 missili Tomahawk lanciati dai cacciatorpedinieri Usa nel Mediterraneo hanno colpito la base militare di Shayrat.

“Il regime siriano porta la piena responsabilità per questo sviluppo”, ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, aggiungendo che l’Alleanza “considera l’uso di armi chimiche come una minaccia alla pace e sicurezza internazionali”.

Anche gli alleati europei puntano il dito contro Assad, “responsabile di crimini di guerra” per l’uso delle armi chimiche e, di conseguenza, responsabile dell’attacco subito. Dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, al presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, l’uso delle armi chimiche meritava “una risposta”.

Il premier italiano, Paolo Gentiloni, in una dichiarazione a Palazzo Chigi, ha parlato di “risposta motivata” da un crimine di guerra. Così come il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel, in un comunicato congiunto, hanno addossato l’intera responsabilità su Assad. Italia, Francia e Germania – ha spiegato Gentiloni – continueranno nell’impegno europeo di trovare una soluzione negoziata alla guerra in Siria.

La Turchia auspica che l’azione americana “non sia solo una reazione” all’attacco chimico, ma che sia seguita da “un piano sistematico e e dissuasivo per impedire al regime di Assad di uccidere il suo popolo”. Ankara chiede quindi che il rais venga “rimosso al più presto”.

Al momento è di 15 morti, tra cui 9 civili, il bilancio delle vittime dell’attacco. Anche quattro bambini sono rimasti uccisi, riferisce l’agenzia ufficiale siriana Sana, perché i missili americani avrebbero colpito delle case attorno alla base, rimasta fortemente danneggiata, caccia compresi.

Tra le voci preoccupate da un’escalation di violenza sul territorio siriano, quella del vescovo Georges Abou Khazen, Vicario di Aleppo per i cattolici di rito latino, che si è detto “sconcertato” dalla “rapidità” dell’azione Usa “senza che prima fossero state condotte indagini adeguate sulla tragica vicenda della strage con le armi chimiche nella provincia di Idlib”. “Questa operazione militare – ha detto all’agenzia Fides – apre nuovi scenari inquietanti per tutti”.

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