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Siria: HRW accusa Damasco, gas in bombardamenti a Idlib

(Keystone-ATS) Agenti chimici tossici sarebbero stati usati in bombardamenti delle forze governative siriane il mese scorso nella regione di Idlib, conquistata il 28 marzo dai ribelli e dai miliziani qaidisti del Fronte al Nusra. L’accusa arriva oggi da Human Rights Watch (HRW).

Secondo HRW 6 membri di una famiglia – compresi tre bambini di 1, 2 e 3 anni – sono rimasti uccisi dal gas nello scantinato della loro casa dove avevano cercato rifugio.

Secondo la formula usata da HRW, gli elementi raccolti tramite interviste e la visione di filmati “suggeriscono decisamente che le forze del governo siriano abbiano usato agenti chimici tossici” contenuti nei barili-bomba sganciati dagli elicotteri sulla città di Idlib e altre tre località della provincia tra il 16 e il 31 marzo: Qmenas, Binnish e Sarmin. In quest’ultima località sono morti 6 componenti della famiglia Talib, tra i quali i tre bambini.

I soccorritori hanno detto che nello scantinato in cui sono scesi per portare loro aiuto era quasi impossibile respirare e che le vittime “non presentavano alcuna ferita visibile”. I tre bambini avevano schiuma alla bocca e i medici dell’ospedale che hanno cercato inutilmente di rianimarli hanno accusato in seguito difficoltà respiratorie, bruciore agli occhi e nausea. Gli stessi sintomi che hanno colpito le circa 200 persone che si ritiene siano state esposte al gas.

“Il consiglio di Sicurezza dell’Onu e i Paesi membri della Convenzione sulle armi chimiche devono rispondere con forza”, afferma in una nota Nadim Houry, vice direttore dell’HRW per il Medio Oriente e il Nord Africa. Il 25 marzo scorso anche l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) aveva detto di essere impegnata ad esaminare le segnalazioni ricevute dalla provincia di Idlib. La stessa Opac, del resto, aveva già denunciato nel giugno dello scorso anno l’uso “in maniera sistematica” di agenti chimici tossici, tra i quali il cloro, in varie località della Siria, ma senza indicare i presunti responsabili.

In Iraq negli ultimi mesi sono state le forze di Baghdad e quelle curde ad accusare i miliziani dell’Isis di impiegare bombe al cloro. Un agente non pericoloso quanto i gas nervini ma che può uccidere se inalato in ambienti chiusi. Avendo anche un uso industriale, inoltre, il cloro non rientra nel novero delle armi chimiche a cui Damasco ha accettato di rinunciare sulla base di un accordo russo-americano nel settembre del 2013. L’intesa aveva sventato la minaccia di un intervento militare statunitense dopo che, nell’agosto di quell’anno, centinaia di persone erano rimaste uccise in un attacco chimico nella regione della Ghuta, ad est di Damasco, controllata dai ribelli.

Continuano intanto ad infuriare i combattimenti ad Aleppo, la seconda città siriana, nel nord del Paese. Un numero imprecisato di militari governativi e di miliziani lealisti sono stati uccisi la notte scorsa nell’esplosione di un’ala della sede dei servizi di intelligence dell’aeronautica. Testimoni locali interpellati dall’ANSA hanno confermato che l’edificio situato nel quartiere Zahrà è stato distrutto da un’esplosione sotterranea dopo che miliziani anti-regime avevano scavato un tunnel poi riempito di esplosivo.

Le Nazioni Unite, nel frattempo, hanno annunciato che l’inviato speciale per la Siria, Staffan de Mistura, darà il via il mese prossimo a Ginevra a consultazioni separate con le parti siriane e con le potenze regionali ed internazionali, nella speranza di resuscitare un tentativo di mediazione che da molto è arrivato a un punto morto.

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