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Siria: le bombe continuano a cadere

(Keystone-ATS) Nel giorno in cui in Siria sarebbe dovuto entrare in vigore un cessate il fuoco annunciato la settimana scorsa da Usa e Russia, a parlare sono state ancora le bombe, mentre si allontana la prospettiva di una ripresa dei negoziati governo-opposizioni.

“Questa è una vera strage degli innocenti. Su 300mila morti, oltre 10mila sono bambini, senza parlare di quei bimbi che muoiono annegati o rimangono sotto le macerie dopo un bombardamento. Deve cessare questa strage”, è stato l’appello lanciato dal Nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari.

L’artiglieria turca continua a bombardare le postazioni delle milizie curde a nord di Aleppo. Almeno due persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite la scorsa notte, secondo l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Mentre le forze governative, con il sostegno delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, rimangono all’offensiva in questa regione e in altre nel nord del Paese, con la copertura dei raid aerei russi.

Sono 58.000, secondo l’Onu, i civili in fuga dai combattimenti e dai bombardamenti a nord di Aleppo che si sono ammassati nelle ultime due settimane alla frontiera turca. Amnesty International ha accusato oggi Ankara di non lasciare entrare sul suo territorio nemmeno i civili feriti e di avere “aperto il fuoco e ferito civili, compresi bambini, i quali per disperazione cercavano di attraversare il confine con l’aiuto di trafficanti”.

Intanto le autorità turche hanno fermato a Gaziantep, a poche decine di chilometri dal confine, Rami Jarrah, un giornalista siriano di Aleppo fondatore di Radio Ana, noto per i suoi reportage da Aleppo bombardata dai raid russi e governativi. Le autorità turche non hanno finora reso noti i motivi del fermo. Su quello che dovrebbe essere il piano diplomatico, si segnala una conversazione telefonica tra il presidente russo Vladimir Putin e il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud.

Il Cremlino ha riferito che i due capi di Stato hanno espresso “interesse a risolvere la crisi in Siria”. Ma per il momento rimangono solo parole, come conferma il pessimismo di Staffan de Mistura. Non è “realistico”, ha ammesso l’inviato speciale dell’Onu, che governo e opposizioni tornino il 25 febbraio al tavolo dei negoziati a Ginevra, come lui aveva auspicato quando aveva annunciato la sospensione dei colloqui, all’inizio del mese. “Ci servono concreti colloqui di pace – ha affermato de Mistura – non solo colloqui per parlare. Ora americani e russi si devono sedere e accordarsi su un piano concreto per la cessazione delle ostilità”.

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