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Siria e dati Usa pesano su Borse

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 agosto 2013 - 21:27
(Keystone-ATS)

Le Borse europee chiudono ai minimi di sei settimane in un mercato che s'interroga su tempi e modi del probabile intervento militare in Siria, mentre anche i dati macroeconomici statunitensi mettono pressione sugli indici. Pur in assenza di fattori specifici torna qualche tensione sullo spread, con i Btp italiano a 255 sopra il Bund tedesco contro i circa 251 di ieri.

Sui listini europei pesa la frenata dei "big" energetici come Royal Dutch Shell, Total, Bp e British Gas ed Eni. Frena il petrolio (-1,30 dollari a 107,50 il Wti a New York) dopo il recente rally sui timori di un intervento immediato in Siria.

Gli operatori parlano comunque di un periodo nervoso e in cui le incertezze geopolitiche tengono gli investitori estremamente cauti e pronti a uscire da posizioni rischiose. Pesa, sulle Borse in generale e in particolare sui titoli più ciclici, l'incertezza sulla forza della ripresa negli Usa e le contromosse della Federal Reserve, che inizierebbe a ritirare liquidità dai mercati in caso di un consolidamento di crescita e occupazione.

Deludenti, oggi, i consumi degli americani (+0,1% a luglio) mentre hanno fatto meglio il comparto manifatturiero del distretto industriale di Chicago e l'indice di fiducia dei consumatori americani calcolato dall'Università del Michigan.

Mentre Wall Street procede in territorio negativo (-0,34% lo Standard & Poor's 500, -0,16% il Dow Jones, -0,73% il Nasdaq dopo l'atto d'accusa del segretario di Stato John Kerry sull'uso di armi chimiche da parte del regime siriano), l'Europa segna perdite maggiori, con Madrid e Milano in coda (-1,68% e -1,32% rispettivamente). Giù anche Francoforte (-1,12%) e Parigi (-1,32%).

Tensioni anche sui titoli di Stato periferici, con i Btp in calo (e il rendimento in conseguente rialzo al 4,40% sulla scadenza decennale) dopo che la Corte costituzionale del Portogallo, ieri, ha respinto una proposta di legge che avrebbe consentito al governo di licenziare lavoratori del settore pubblico. Per i mercati si tratta di nuovo colpo agli sforzi del governo di tagliare le spese e tener fede alle condizioni del piano di salvataggio Ue-Fmi.

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