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Srebrenica: evitare ripetersi di simili massacri, Cassis/Sommaruga

Una donna bosniaca in preghiera davanti alle lapidi delle persone massacrate. KEYSTONE/EPA/FEHIM DEMIR sda-ats

(Keystone-ATS) A 25 anni dal massacro di Srebrenica, quando 8 mila musulmani bosniaci vennero passati per le armi da bande serbo bosniache, bisogna imparare dagli errori del passato onde evitare il ripetersi di simili atti.

Lo hanno ricordato oggi i consiglieri federali Ignazio Cassis e Simonetta Sommaruga. Quest’ultima, con un video postato su twitter, ha dichiarato che tristezza e indignazione su quanto accaduto sono ancora profondi.

Ci vuole coraggio, tenacia e tempo per elaborare l’eredità lasciata in pegno da simili crudeltà, ha affermato la presidente della Confederazione. I passi compiuti per la riconciliazione sono lodevoli, ha aggiunto. Per rielaborare questo passato è necessario sforzarsi insieme di stabilire i fatti e di comprendere come è potuto succedere tutto ciò.

Per questo è essenziale che tutti riconoscano il dolore e l’ingiustizia subita dalle vittime e che i responsabili di simili azioni ne rispondano. Ogni Stato deve impegnarsi affinché simili crudeltà non si ripetano, ha sostenuto Sommaruga: per farlo è necessario promuovere uno spirito di tolleranza e rispetto verso le minoranze.

In un articolo pubblicato dalla “Neuen Zürcher Zeitung”, il ministro degli esteri, Ignazio Cassis, ha sottolineato l’importante significato che riveste il perseguimento dei colpevoli per elaborare il lutto collettivo. Ciò è importante affinché le vittime abbiano giustizia. Per questo la Svizzera s’impegna con forza affinché venga preservata l’indipendenza della giustizia penale internazionale.

La comunità internazionale che si è voltata dall’altra parte è tuttavia anche complice di come una società multietnica si è frantumata violentemente, ha sostenuto.

Il processo di rielaborazione dei fatti è molto importante anche per la Svizzera, poiché il nostro paese è strettamente legato ai Balcani occidentali per ragioni di carattere sociale e geografico. Circa mezzo milione di persone con radici laggiù vive da noi, ha sottolineato Cassis. È quindi nell’interesse della Svizzera contribuire alla stabilita e allo sviluppo della regione. La Svizzera ha già consegnato diversi presunti criminali di guerra ai loro paesi di origine.

Il massacro di Srebrenica dell’11 luglio 1995 è costato la vita a circa 8 mila persone. Si tratta del primo genocidio in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1945.

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