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Stretta all’aiuto sociale dal 2016 dice CDOS

(Keystone-ATS) La Conferenza dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS) ha adottato un vero e proprio freno all’aiuto sociale a partire da gennaio 2016: taglio ai contributi e aumento delle sanzioni.

Immediata la reazione del PS, che parla di decisioni “arbitrarie e meschine”, mentre la Caritas si dice “inquieta”.

La CDOS ha illustrato oggi a Berna le “modifiche concrete” delle norme, che raccomanda ai Cantoni di mettere in pratica dal prossimo gennaio, giudicando che il tempo a disposizione basti almeno per avviare il processo. Le decisioni sono state prese – si legge in un comunicato – d’intesa con i rappresentanti di comuni e città, ma anche con la Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS).

La cifra forfettaria per il fabbisogno di base ai nuclei famigliari a partire da sei componenti è ridotta di 76 franchi a persona ogni mese; l’aiuto a favore dei giovani adulti fino a 25 anni che hanno un proprio alloggio viene ridotto del 20% e passerà dagli attuali 986 franchi a 789; nei casi gravi la possibilità di sanzioni può arrivare al 30% (attualmente al 15%), ma il margine di manovra rimane assai ampio, tra il 5 e il 30%. Inoltre il supplemento minimo di integrazione viene soppresso.

Altre norme saranno adottate in una seconda tappa entro metà 2016 e entrerebbero in vigore all’inizio del 2017. Si tratterà di precisare le prestazioni cosiddette “circostanziate” e fissare meglio la distinzione tra “aiuto sociale” e “aiuto d’urgenza”, ma anche di definire l’ammontare dell’affitto massimo deducibile. Previste anche raccomandazioni per l’inserimento delle donne-madri.

La Conferenza dei direttori cantonali attira poi l’attenzione sul fatto che la pressione sui costi dell’assistenza sociale non può venir regolato unicamente con una revisione della normativa, ma bisogna “adottare misure in altri settori” a monte dell’aiuto sociale e in materia di diritto ai contributi di mantenimento. Ad esempio, prolungando l’obbligo dei genitori a mantenere fino ai 25 anni i figli che non sono in formazione.

Reazioni di PS e Caritas

Immediata la reazione del Partito socialista svizzero che non esita a parlare di decisioni “arbitrarie e meschine” volte a perseguire lo smantellamento dell’aiuto sociale. Per il consigliere nazionale Jean-François Steiert (PS/FR), “l’aiuto sociale è l’ultima catena della sicurezza sociale: se la definizione dei bisogni elementari è rivista al ribasso, i beneficiari saranno stigmatizzati, esclusi e avranno difficoltà a integrarsi nel mondo del lavoro”. Le scelte della CDOS vanno quindi respinte, secondo il PS che dichiara: “la campagna di odio condotta a tamburo battente da UDC e PLR porta frutti decisamente amari”.

L’aiuto sociale viene messo a mal partito, afferma Caritas, che si dice preoccupata. Quelle dei Cantoni sono decisioni che prevedono di ridurre l’ammontare del minimo vitale per le famiglie numerose, diminuire le prestazioni ai sostegno ai giovani e accrescere le sanzioni. La CDOS, secondo Caritas, ha scelto di non tener conto di recenti studi da cui emerge che la somma forfettaria versata oggi quale aiuto sociale non basta a coprire i bisogni dei piccoli nuclei famigliari e anzi dovrebbe venir aumentata. Ormai in Svizzera, afferma ancora l’ente assistenziale della Chiesa cattolica, la somma necessaria a garantire il sostentamento di una persona sola o di una famiglia non viene più decisa sulla base di conclusioni scientifiche relative ai bisogni reali, ma “arbitrariamente dalla politica”. In ultima analisi, anche Caritas si dice persuasa che la CDOS si sia piegata alle pressioni della destra.

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