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Stupratore seriale vuole suicidio assistito, primo caso in Svizzera

Vuole mettere fine alla sua vita. SRF sda-ats

(Keystone-ATS) Ha diritto al suicidio assistito un uomo condannato all’internamento a vita in quanto stupratore seriale di donne e bambini? È l’interrogativo a cui le autorità sono chiamate a rispondere nel caso del 68enne Peter Vogt, che vuole mettere fine alle sue sofferenze.

“Anche se è comprensibile il desiderio di vedere espiata la colpa, in particolare per delitti così gravi, secondo la moderna concezione del diritto penale anche gli assassini e i pedofili hanno diritto al rispetto dei loro diritti fondamentali”, afferma Barbara Rohner in un’intervista pubblicata oggi da Der Bund. La giurista presiede il gruppo di esperti chiamato a stilare una presa di posizione sul tema per la Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia (CDCGP): documento richiesto proprio in seguito all’istanza presentata da Vogt.

La vicenda, una prima in Svizzera, è stata anche al centro di una recente puntata di Rundschau, il settimanale di approfondimento della televisione SRF. Negli anni 70 e 80 – ricorda la testata giornalistica – Vogt ha violentato oltre una decina di donne e bambini. Condannato, ha subito per quattro volte la misura dell’internamento. Ora si trova nel penitenziario Bostadel nel canton Zugo: respira a fatica (sostiene di avere una malattia ai polmoni), si muove con una stampella e deve ingerire 17 pillole al giorno. Ha chiesto di morire attraverso Exit.

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