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Sudan-Sud Sudan: sempre più vicini a guerra per petrolio

(Keystone-ATS) Il mancato raggiungimento di accordi sulla ripartizione dei proventi del petrolio e sulle definizione dei confini al momento della separazione tra Sud Sudan e Sudan, l’anno scorso, come molti osservatori avevano previsto, rischia di far scoppiare nuovamente una guerra tra i due Stati, che oggi hanno interrotto negoziati avviati ad Addis Abeba.

L’Unione Africana ha espresso la propria “profonda preoccupazione” ed ha chiesto a Giuba di ritirare le sue truppe da Heglig, sollecitando tutte e due le parti a contenere le proprie azioni militari. Analoghe prese di posizione sono venute da Washington e dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki Moon. Anche la Francia, attraverso il portavoce del Quai d’Orsay, Bernard Valero, ha chiesto alle due parti di negoziare.

Fonti di Khartoum hanno annunciato che le truppe sud-sudanesi hanno conquistato la città di Heglig, territorio petrolifero che l’arbitrato internazionale aveva assegnato al Nord e che il governo del Sud continua invece a ritenere sia proprio. Al punto che il portavoce militare dell’esercito sud sudanese, Philip Aguer, ha dichiarato con decisione “non abbiamo aggredito nessuno. Non abbiamo mai invaso territori della Repubblica del Sudan”, ammettendo tuttavia che le truppe, agendo per autodifesa “hanno inseguito l’esercito sudanese fino a Heglig” ed ha aggiunto che “noi riteniamo che sia nostro diritto”. Ha quindi dato notizia di bombardamenti dei Mig 29 di Khartoum sulla zona di Heglig, che hanno provocato il ferimento di molti soldati sud sudanesi ma anche di molti civili inermi.

Il portavoce militare del Sudan, colonnello Khalid Shawarmi, ha reso noto tramite Radio Omdurman che sarà usato ogni “mezzo legittimo” per riconquistare l’area dei campi petroliferi, minacciando “distruzioni” nel Sud Sudan. Il sottosegretario agli esteri Rahmatullah Mohamed Osman, annunciando che quella di ieri “è la peggiore invasione da parte dei sud sudanesi dal giorno della separazione dei due Paesi” ha anche considerato che “non si può più pompare petrolio a Heglig fino a quando quella zona sarà controllata dal Sud Sudan”.

L’area in questione produce la maggior parte del petrolio prodotto dal Sudan, mentre nel Sud si trovano giacimenti che prima della secessione producevano il 75 per cento dell’intero patrimonio petrolifero sudanese. I contrasti e le azioni militari si sono sviluppate nei mesi scorsi soprattutto quando Khartoum ha cominciato a trattenere per sè una parte del grezzo che il Sud Sudan inviava a Port Sudan per l’esportazione, utilizzando oleodotti realizzati dalla società nazionale petrolifera sudanese, in cooperazione con società di altri Paesi. Per l’uso degli oleodotti il governo sudanese aveva fissato un prezzo di noleggio che Giuba si rifiutava di pagare.

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