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Svizzera-Germania: accordo va migliorato, Carsten Kühl (SPD)

(Keystone-ATS) Dato per spacciato, l’accordo fiscale tra la Svizzera e la Germania dà ancora segni di vita, sebbene flebili. È quanto dichiarato al “Tages-Anzeiger” dal ministro delle finanze del Land Renania-Palatinato Carsten Kühl (SPD).

Secondo quest’ultimo l’intesa potrebbe ancora essere salvata dal Bundesrat tedesco qualora il tasso forfettario minimo sugli averi – in nero – di cittadini tedeschi depositati nelle banche svizzere venisse portato dal 21% al 25%.

Per l’esponente della sinistra, finora contraria a questa intesa negoziata dal governo di centro-destra di Angela Merkel, le concessioni fatte da Berna non sono sufficienti. Egli ha anche criticato il governo Merkel per avere coinvolto troppo tardi i Länder nella trattativa.

Nell’intervista, Carsten Kühl ha risollevato il problema del presunto trasferimento di averi di cittadini tedeschi in banche svizzere verso altri lidi (nelle settimane scorse si è parlato di Singapore n.d.r). A suo avviso si tratta di sospetti gravi che gli istituti di credito – che hanno negato spalleggiati anche dalla Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf n.d.r – devono smentire con argomentazioni e prove convincenti.

Pur dicendosi favorevole allo scambio automatico di informazioni, il politico SPD sostiene l’accordo, purché migliorato nel senso da lui auspicato. Il fatto che il Consiglio federale abbia escluso ulteriori negoziati non è un’opzione a lungo termine. Tempo 3-5 anni, la Svizzera non potrà più sottrarsi allo scambio automatico di informazioni, si è detto convinto Carsten Kühl.

Per Kühl, l’avversione dell’SPD a questo accordo con Berna è dovuta a ragioni di equità fiscale, equità ancor più necessaria visti i sacrifici cui sono chiamati i contribuenti germanici in questo momento. I ricchi se la cavano troppo a buon mercato, ha sostenuto al quotidiano zurighese.

L’accordo fiscale con Berlino, ossia la Convenzione modificata del 21 settembre 2011 circa la collaborazione in ambito di fiscalità e di mercati finanziari (Convenzione sull’imposta alla fonte in ambito internazionale) preserva l’anonimato dei contribuenti tedeschi con averi non dichiarati depositati in Svizzera. Su questi patrimoni è previsto un prelievo forfettario con un’aliquota che oscilla tra il 21 e il 41%.

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