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Svizzeri sempre più scettici su Europa 20 anni dopo voto su SEE

(Keystone-ATS) Vent’anni dopo il “no” popolare al trattato di adesione allo Spazio economico europeo (SEE), gli svizzeri sono sicuri come non mai: la Confederazione deve stare lontana dall’Europa. È quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto demoscopico Isopublic e pubblicato oggi dai settimanali “SonntagsZeitung” e “Le Matin Dimanche”. Contro un’eventuale adesione allo SEE si sono espressi quest’anno ben il 57,8% degli interpellati, mentre i favorevoli sono solo il 31,8%.

Dalla famosa votazione popolare del dicembre 1992 Isopublic ha regolarmente condotto indagini su questo tema, interpellando persone provenienti dai quattro angoli del paese. Da allora sono state realizzate circa 284’000 interviste: una media di più o meno 14’000 all’anno.

Stando ai risultati presentati dall’istituto demoscopico, nel corso di questi vent’anni i favorevoli a un’adesione elvetica allo SEE sono costantemente diminuiti. Se dalle urne allora era uscito un 49,7% di ‘sì’, oggi la quota – secondo le valutazioni di Isopublic – sarebbe del 31,8%.

La volontà elvetica di distanziarsi dall’Europa è ancora più lampante se si considerano i dati relativi a una vera e propria un’adesione all’Unione europea (Ue): tra gli anni 1993 e 1997 secondo Isopublic i favorevoli sarebbero stati circa il 32,6%. Stando all’indagine condotta quest’anno invece, ormai solo l’11,5% degli interpellati si dice pronto a farne parte. Contrari all’adesione sarebbero, ora, ben l’81,7%.

Il voto del 6 dicembre 1992 era stato permeato da forti emozioni e si era concluso con un doppio “no”: il 50,3′ dei votanti e 16 cantoni su 23 avevano respinto il trattato. Netta era stata, come prevedibile, la frattura tra le regioni linguistiche del paese: tutta la Svizzera romanda si era schierata compatta a favore, mentre sull’altra sponda del “Röstigraben” solo i due semicantoni di Basilea avevano fatto propria la voglia d’Europa dei cantoni francofoni.

Ticino e Grigioni erano rimasti insensibili agli entusiasmi europeistici del Governo: la proporzione di voti negativi era stata rispettivamente del 61,5′ e del 67,5′. Altissima l’affluenza alle urne. A quella che era stata da più parti definita la “votazione del secolo” avevano infatti partecipato quasi otto iscritti su dieci: un vero record.

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