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Swisscoy, missione prolungata ma con meno militari

La missione della Swisscoy in Kosovo sarà prolungata di altri tre anni KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) La missione della Swisscoy in Kosovo deve essere prolungata di altri tre anni, fino a dicembre del 2020. Il numero di militari elvetici sarà tuttavia progressivamente ridotto.

Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati, con 33 voti a 4 e 2 astensioni. Il dossier va al Nazionale.

Sotto il profilo della sicurezza la situazione nel centro e nel sud del Kosovo si è stabilizzata, ma rimane fragile nel nord del Paese, ha rilevato Isidor Baumann (PPD/UR) a nome della commissione. La presenza militare della KFOR e il contributo della Swisscoy devono quindi proseguire – ha sostenuto – per consolidare i risultati raggiunti.

Il Paese è confrontato con la creazione di strutture di sicurezza statali, ha da parte sua rilevato il ministro della difesa Guy Parmelin, accennando alla polizia e alle forze armate. Gli Stati europei si aspettano dalla Svizzera che dia prova di solidarietà e fornisca il suo contributo, ha aggiunto.

Dal 2002 i soldati svizzeri possono essere armati per questioni di autodifesa. Il Consiglio federale può inoltre decidere di porre fine prematuramente a questo impegno.

La KFOR – missione militare di pace della Nato con mandato delle Nazioni Unite – ha ridotto gli effettivi dal 1999. Oggi sono 4650 i militari impegnati, contro 50’000 all’inizio.

Anche la Svizzera intende ora procedere a un taglio degli effettivi: dagli attuali 235 al massimo, il totale sarà portato a 190 militi dall’aprile del 2018 e a 165 dall’ottobre del 2019.

È inoltre prevista una riduzione delle prestazioni nella logistica, nel settore dei trasporti e del genio civile. Compiti principali della missione resteranno la ricerca di informazioni e il trasporto aereo.

Il Consiglio federale si riserva comunque il diritto di aumentare temporaneamente il contingente: ulteriori 50 persone per al massimo otto mesi se il contingente svizzero dovesse essere spostato. Altri 20 per al massimo quattro mesi in caso di repentino aumento della minaccia.

Questa opzione non è piaciuta a Thomas Minder (Indipendente/SH), che ha parlato di “pseudo-riduzione”, oltretutto molto costosa. A suo avviso la Swisscoy avrebbe dovuto lasciare il Kosovo entro due anni, visto che gli obiettivi fissati all’inizio dall’Onu sono stati raggiunti. Inoltre, secondo lui, sul posto è sufficiente l’impegno della polizia kosovara.

“La situazione nel paese è peggiore di quella che si può immaginare”, ha replicato Géraldine Savary(PS/VD). Siamo di fronte a una stagnazione e una fragilizzazione. Prima di procedere a un rinnovo della missione, il governo fa una valutazione fattuale sul posto, ha spiegato ancora Parmelin.

Nel 2015 la Swisscoy è costata 44,2 milioni di franchi. Con 190 militari, il costo dovrebbe scendere a 37,5 milioni all’anno, mentre con 165 unità a 33,2 milioni. Un aumento temporaneo dell’effettivo costerebbe tra gli 1,1 milioni (20 persone per quattro mesi) e 8,9 milioni (50 persone per 8 mesi). La spesa figura nel budget della difesa.

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