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Swissmem: all’industria mancheranno 75’000 persone entro il 2020

(Keystone-ATS) All’industria svizzera mancano nuove leve: nei prossimi cinque anni andranno in pensione 100’000 dipendenti nelle professioni tecniche e solo un quarto di loro sarà rimpiazzato da un giovane. Lo segnala oggi il presidente dell’industria metalmeccanica Hans Hess.

Ciò avviene soprattutto a causa dell’evoluzione demografica: la popolazione venuta al mondo in un periodo di forte natalità sta avvicinandosi alla pensione ed è seguita da bassi tassi di nascite, spiega al domenicale Schweiz am Sonntag il presidente di Swissmem, l’organizzazione dell’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica (MEM).

Le aziende industriali hanno cercato di fare qualcosa per rendere più attrattive le professioni tecniche, ma anche una crescita del 20% del personale indigeno in questo settore è di gran lunga insufficiente per coprire la penuria dei prossimi dieci anni, nota Hans Hess.

In vista della scarsezza di manodopera specializzata occorre quindi sfruttare tutto il potenziale disponibile, offendo, ad esempio, impieghi a tempo parziale al personale oramai in età da pensione. Molti dipendenti in là con gli anni – afferma il presidente di Swissmem – lavorerebbero volentieri ancora un po’ dopo la pensione, ma con tasso di occupazione ridotto, magari al 70%. Le aziende devono rispondere a tale domanda offrendo nuovi modelli lavorativi.

Inoltre – continua – bisogna anche rivedere le remunerazioni del personale più anziano. La logica secondo la quale più si è vecchi più si è cari è sbagliata. In tal modo si spingono gli ultracinquantenni fuori dal mercato del lavoro, osserva Hess. A suo parere non deve più essere scontato che il salario aumenti continuamente fino ai 65 anni. Il massimo dell’efficienza per diverse persone è raggiunto verso i 50 anni. E così dovrebbe essere anche per le paghe. In seguito il salario dovrebbe rimanere stabile oppure, in alcuni casi, anche diminuire.

Ma, a parte queste soluzioni “interne”, l’industria metalmeccanica MEM deve continuare a ricorrere alla manodopera estera. Secondo Hess occorrono 5000 nuovi dipendenti all’anno e se il reclutamento all’estero di questi specialisti venisse a mancare molte aziende potrebbero rimettere in questione la loro localizzazione in Svizzera. In questo ambito è quindi essenziale la libera circolazione delle persone con l’Unione Europea nonché l’assunzione di personale da stati terzi.

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