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Terrore a San Pietroburgo, pista islamica

Grande dolore a San Pietroburgo. KEYSTONE/AP/YEVGENY KURSKOV sda-ats

(Keystone-ATS) Non è ancora chiaro chi e cosa si celi dietro l’esplosione che ieri ha fatto strage nella metropolitana di San Pietroburgo. Non sembrano però esserci dubbi sul fatto che per il governo russo si sia trattato di un atto terroristico.

Le piste più accreditate – ma non confermate – sono quelle che portano all’Isis e al terrorismo islamista di matrice caucasica, che peraltro hanno profondi legami.

In tarda serata, una fonte nelle forze dell’ordine citata dall’agenzia Interfax ha avanzato l’ipotesi di un attacco kamikaze. L’autore del presunto attentato suicida, che ha causato secondo l’ultimo bilancio reso noto 14 morti e 49 feriti, è stato identificato dai servizi di sicurezza e intelligence del Kirghizistan (Gknb): si tratterebbe di Akbarzhon Jalilov, un russo di origine kirghisa 22enne. Il giovane avrebbe avuto rapporti con l’estremismo islamico e avrebbe portato la bomba in metropolitana nascondendola in uno zaino.

La tesi dell’attentatore islamico kamikaze non ha però ancora trovato nessuna conferma ufficiale, tanto che il portavoce del presidente russo Vladimir Putin ha subito precisato che sono gli inquirenti a dover commentare supposizioni di questo genere.

Nel pomeriggio di ieri alcuni media russi avevano pubblicato l’immagine di un uomo di mezza età di carnagione scura, con una barba folta e addosso una lunga veste nera e un copricapo nero sostenendo che si trattasse del presunto colpevole della strage, identificato dagli investigatori usando i filmati delle telecamere interne della metropolitana. Successivamente la notizia è stata però smentita da Interfax, secondo cui l’uomo si sarebbe presentato spontaneamente alla polizia assicurando di non aver nulla a che vedere con l’attentato.

Non è neanche chiaro quante siano le persone ricercate. Prima i giornali russi parlavano di due sospettati: “Uno di loro – aveva spiegato una fonte – è colui che ha messo l’ordigno poi esploso nel vagone del treno, l’altro quello che ha lasciato alla stazione Ploshchad Vosstaniya la bomba” poi disinnescata dagli artificieri. Adesso sembra farsi strada l’idea che anche l’ordigno inesploso sia stato in realtà piazzato dalla stessa persona, cioè dal presunto attentatore suicida prima che si facesse saltare in aria. Sembra insomma ancora presto per trarre delle conclusioni.

Sui giornali si punta il dito contro i tagliagole del sedicente Stato islamico o contro possibili terroristi ceceni o daghestani. L’Isis potrebbe voler vendicare i raid aerei russi in Siria. Una tesi a favore della quale gioca anche il fatto che – parola di Putin – in quel paese a combattere nelle file degli estremisti ci sarebbero circa 4.000 cittadini russi. E alcuni di loro sarebbero tornati in patria.

Non è poi da escludere che gli ideatori dell’attentato abbiano voluto lanciare una sorta di sfida al leader del Cremlino, colpendo San Pietroburgo proprio mentre Putin si trovava in quella zona, nel palazzo ‘Konstantinovski’ di Strelna, per incontrare il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

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