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TF: accusato a torto di traffico cocaina, recupera 27’000 franchi

Il TF sconfessa la giustizia sciaffusana: l'uomo deve riavere indietro i suoi soldi (foto d'archivio). KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) La giustizia gli aveva sequestrato 27’000 franchi, accusandolo di essere implicato in un traffico di cocaina. Ma l’inchiesta non ha permesso di provarlo e il Tribunale federale (TF) ha ordinato che al protagonista della vicenda siano restituiti i soldi.

I fatti risalgono al giugno 2017, quando le guardie di confine di Thayngen (SH) avevano scoperto durante il controllo di una vettura grosse somme di denaro nelle tasche del passeggero. Questi era in possesso di oltre 10’000 franchi, oltre che di migliaia fra euro, dollari e dinari serbi. Una perquisizione nel suo domicilio aveva portato alla luce altri 17’000 franchi abbondanti.

Lo spettrometro aveva rivelato su gran parte delle banconote tracce di cocaina, la stessa sostanza rinvenuta pure nell’abitacolo dell’automobile. Tuttavia, la successiva inchiesta non è riuscita a collegare l’uomo allo spaccio di droga.

Nonostante ciò, la corte suprema sciaffusana si era rifiutata di restituire all’imputato i soldi contaminati, ovvero 27’630 franchi, 415 euro e 7290 dinari serbi (65 franchi). Questo perchè, a suo dire, la presenza di cocaina provava l’origine criminale di tali fondi.

Una decisione che, in una sentenza pubblicata oggi, il TF definisce arbitraria. Stando ai giudici losannesi, l’istanza precedente ha ignorato la possibilità che la contaminazione delle banconote sia avvenuta in altri modi. Ad esempio, del denaro acquisito legalmente può sporcarsi di cocaina nel caso in cui il proprietario ne sia un consumatore. Non per forza dunque, conclude Mon Repos, il gruzzolo è il frutto di un traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Inoltre, il TF ricorda che l’imputato ha dato una spiegazione riguardo all’origine dei soldi trovati nelle sue tasche. Si tratterebbe infatti di un prestito ottenuto per lanciare una coltivazione legale di cannabis, versione confermata alla polizia anche dal creditore. Per confiscare il denaro, la giustizia sciaffusana avrebbe dovuto provare la falsità di questo resoconto, cosa che non ha fatto. I 27’000 franchi devono quindi tornare all’uomo.

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