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Ticino presenta a Berna suo modello clausola salvaguardia

(Keystone-ATS) Il Canton Ticino ha presentato oggi a Berna il suo modello di clausola di salvaguardia per l’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa divenuta articolo costituzionale.

Concepito quale possibile proposta negoziale per i colloqui in corso con l’Unione europea, esso consente a suo avviso di adottare misure adeguate per porre rimedio a conseguenze negative della libera circolazione delle persone.

Il modello è stato battezzato “bottom-up” (“dal basso verso l’alto”) ed è stato sviluppato su mandato del Cantone dalla cattedra di negoziazione e di gestione dei conflitti del Politecnico federale (ETH) di Zurigo, sotto la direzione del professor Michael Ambühl, ex segretario di Stato e negoziatore degli accordi bilaterali II con l’Ue.

Le misure – spiega una nota diramata dal Cantone in contemporanea con una conferenza stampa a Berna cui ha partecipato una delegazione del Consiglio di Stato ticinese – vengono adottate al livello più basso possibile, dove vengono riscontrate difficoltà particolari: in rami economici regionali, a livello di regioni oppure in tutta la Svizzera, in funzione del grado di difficoltà (approccio “bottom-up”).

Per far scattare il meccanismo, il modello si basa su “indicatori, oggettivamente misurabili”, relativi al mercato del lavoro. La proposta prevede sia misure di protezione interne, “compatibili con l’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC)”, sia misure esterne. Per quanto riguarda queste ultime, il modello “predilige misure qualitative (priorità indigena) con effetti quantitativi rispetto a tetti massimi per l’immigrazione”.

L’approccio “bottom-up” – si rileva nel comunicato – si concentra, in linea con il mandato, sui lavoratori frontalieri. Potrebbe tuttavia essere potenzialmente applicato anche all’immigrazione.

Nella conferenza stampa il professor Michael Ambühl ha sottolineato che il modello non lede i principi della libera circolazione delle persone: precisa unicamente le modalità d’attuazione dell’accordo esistente: “I valori soglia, al di sopra dei quali potrebbero venire applicate le misure di protezione, sono restrittivi. Solo in situazioni straordinarie dal punto di vista statistico potrebbero essere adottate delle misure di rimedio mirate e limitate nel tempo”. In un’ottica statistica – ha precisato Ambühl citato nella nota – sono considerate “straordinarie” solo situazioni nelle quali l’indicatore devia fortemente dal valore medio, “ad esempio con una o addirittura due deviazioni standard”.

“A mia conoscenza” – ha detto Christian Vitta, capo del Dipartimento delle finanze e dell’economia ticinese – la proposta sviluppata da Ambühl e dal suo gruppo di ricerca – “è l’unico modello di clausola di salvaguardia sufficientemente concreto per poter fungere da base per un accordo con l’UE e permettere così un’attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa come pure il mantenimento degli accordi bilaterali”.

Il presidente del governo Norman Gobbi ha sottolineato che “l’iniziativa contro l’immigrazione di massa va applicata tenendo conto dei problemi e delle specificità delle diverse regioni del nostro Paese. La libera circolazione delle persone non ha gli stessi effetti in tutti i Cantoni”.

Secondo il consigliere nazionale PLR Giovanni Merlini, presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali, è sicuro che “questo studio solleverà l’interesse del Parlamento. L’esito delle trattative tra Unione Europea e Gran Bretagna mostra che, con questo concetto, siamo sulla buona strada: bisogna saper individuare con precisione dove la libera circolazione delle persone causa problemi, così da poter agire in maniera altrettanto mirata. Questo nell’interesse sia della Svizzera sia dell’UE”.

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