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Torna Beppe Grillo, taglio stipendi e “reddito universale”

Beppe Grillo torna a farsi sentire per rilanciare un vecchio cavallo di battaglia del M5s: un reddito universale, KEYSTONE/EPA ANSA/ALESSANDRO DI MEO sda-ats

(Keystone-ATS) Beppe Grillo torna a farsi sentire per rilanciare un vecchio cavallo di battaglia del M5s: un reddito universale, l’unico strumento in grado di accompagnare la trasformazione in atto del mondo del lavoro.

Trasformare quindi l’emergenza sanitaria globale in un’occasione per una “svolta epocale, rivoluzionaria” e ribaltare quell’idea da sempre bollata come “folle” in una sfida capace di “cambiare in meglio il nostro futuro”. “Riconvertire la qualità della nostra vita e creare un sistema che formi persone, non lavoratori”: l’appello di Grillo arriva mentre il governo italiano studia la possibilità di intervenire con un reddito di emergenza per tutelare le persone più bisognose a cui ha già indirizzato, tramite i Comuni, i primi 400 milioni di euro.

“Il governo farà di più per aiutare i sindaci. Stiamo lavorando a un reddito di emergenza per aiutare le famiglie in difficoltà” promette infatti Luigi Di Maio mentre è il capo politico del Movimento, Vito Crimi, che oggi lancia l’altra proposta cardine del Movimento: quella del taglio degli stipendi dei parlamentari in modo da indirizzare i risparmi ottenuti nel calderone delle risorse da mettere in campo per affrontare l’emergenza sanitaria.

Un doppio colpo per il M5s che torna così al centro del dibattito politico. Perché se la proposta di Grillo trova, come ovvio, numerosi detrattori – da Fi pronta a bollarla come l’ultima “sciocchezza” e pure “demenziale” fino a Iv, con Matteo Renzi che boccia la visione da “decrescita felice e reddito di cittadinanza” per quella opposta che punta a “crescita e lavoro” – sulla proposta di decurtare gli emolumenti le critiche sono più difficili da sostenere.

Certo non si tira indietro Renato Brunetta che mette sul piatto la sua provocazione rilanciando una vecchia proposta che fece Fi nella passata legislatura: portare lo stipendio dei parlamentari a quello che guadagnavano prima di essere eletti, all’ultima busta paga o all’ultima dichiarazione dei redditi”. Insomma, i medici parlamentari verrebbero pagati “come medici, gli operai parlamentari come operai” mentre, ironizza, “per chi, tra i parlamentari, non ha mai lavorato, c’è pronto il reddito di cittadinanza”.

Quella di Crimi è invece una proposta che il M5s punta a portare direttamente negli Uffici di Presidenza di Camera e Senato per farla deliberare: l’idea è di dimezzare l’indennità per tutta la durata della legislatura, per “donare” circa 60 milioni di euro l’anno. Un gesto che il M5s non solo pratica da anni ma che proprio in occasione dell’emergenza coronavirus ha consentito, ricorda il capo politico del Movimento, di “donare i 3 milioni di euro delle nostre ultime restituzioni per l’acquisto di materiali e strumenti necessari ai reparti di terapia intensiva e alle nostre strutture sanitarie”.

E se Brunetta ironizza, la vicepresidente del Senato Paola Taverna non è da meno: “Il Movimento 5 Stelle già si dimezzo lo stipendio e, vi assicuro, riusciamo a viverci…”. Poi, più seriamente mette in chiaro: “o i sacrifici saranno di tutti o questa emergenza segnerà un solco profondo tra le Istituzioni e i cittadini”.

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