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TPF: quattro iracheni a processo per terrorismo

(Keystone-ATS) Con imponenti misure di sicurezza è iniziato oggi presso il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona il processo a carico di quattro iracheni accusati di essere membri o sostenitori dell’Isis.

Secondo il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), avrebbero tentato di costituire una cellula dello Stato islamico in Svizzera.

Per l’avvio dei dibattimenti, attorno al tribunale è stata posta una transenna di sicurezza, il traffico stradale è stato interrotto e davanti all’ingresso sono schierati agenti di polizia in tenuta antisommossa.

Dalle domande poste agli imputati durante il primo giorno di processo non sono emersi dettagli precisi circa l’organizzazione di un atto terroristico, così come descritto dall’accusa.

I quattro, di età compresa tra i 29 e i 34 anni, sono sospettati di partecipazione, o in via subordinata di sostegno, a un’organizzazione criminale.

Uno di loro è accusato di avere copiato e reso accessibili a una cerchia indeterminata di persone, tramite una pagina Facebook, diverse immagini che “mostrano con insistenza atti di cruda violenza verso esseri umani”. Lo stesso imputato e un altro connazionale avrebbero inoltre svolto l’attività di passatori a favore dell’Isis. Tutti e quattro hanno negato le imputazioni.

La Corte penale con un collegio di tre giudici prevede cinque giornate almeno di dibattimenti e si è riservata altri due giorni, fino all’8 marzo. La lettura della sentenza è prevista per il 18 marzo.

L’inchiesta della Procura federale era scattata nel marzo del 2014, in seguito a informazioni trasmesse dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) alla Polizia giudiziaria federale (PGF). Il SIC era stato allertato dai servizi segreti americani del fatto che un gruppo dell’Isis stava pianificando un attentato.

I primi tre arresti erano stati effettuati il 21 marzo e l’8 aprile 2014 nella Svizzera nordorientale. Il 17 luglio 2015 il procedimento penale è stato esteso a un quarto imputato, che si sarebbe recato in Siria per portare ricetrasmettitori allo Stato islamico.

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