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Transparency International, Svizzera scende da 5. a 7. rango

(Keystone-ATS) Nell’annuale classifica redatta da Transparency International (TI), che misura l’indice della percezione della corruzione, la Svizzera perde due posizioni e passa dal quinto al settimo rango.

La classifica dei Paesi più “onesti” è guidata come un anno fa dalla Danimarca, seguita da Finlandia e Svezia. Il leggero calo elvetico è probabilmente dovuto a due casi di corruzione che hanno riguardato il settore pubblico, indica oggi TI in un comunicato. Stando a Martin Hilti, direttore generale di Transparency International Svizzera, citato nel comunicato, sul piano mondiale la Confederazione fa ancora una bella figura, il che non significa che è esente da corruzione.

Hilti ritiene che il Paese debba migliorare in certi settori quali: gli episodi internazionali di corruzione, gli averi illeciti introdotti troppo facilmente in Svizzera, la protezione di chi segnala episodi corruttivi e il finanziamento dei partiti e delle loro campagne politiche.

Il “Corruption Perceptions Index” misura, dalla sua introduzione del 1995, come viene percepita dagli esperti la corruzione nel settore pubblico, tralasciando quella altrettanto importante del settore privato. La classifica si basa sui dati raccolti da rinomati istituti indipendenti, come la Banca mondiale. Poiché la corruzione è illegale e viene raramente a galla, è impossibile determinare esattamente il suo livello all’interno di un paese, tuttavia la sua percezione rappresenta un metodo attendibile per effettuare una stima.

Per il 2015 l’Indice ha esaminato 168 Paesi su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (percepito come molto integro). Al primo posto si piazza la Danimarca con 91 punti, seguita da Finlandia (90) e Svezia (89). La Svizzera è settimana con 86 punti, preceduta dalla Norvegia (87) e seguita da Singapore (85).

In basso alla classifica si piazzano l’Afghanistan (11 punti), la Corea del Nord (8) e la Somalia (8). Due terzi dei Paesi presi in considerazione ottengono meno di 50 punti. Al 76mo rango si trova il Brasile, il Paese più retrocesso con sette posizioni perse. La crescita maggiore l’hanno invece ottenuta la Grecia (58ma) il Senegal (61ma) e il Regno Unito (10ma).

L’indice di integrità pubblica prende in esame: la semplicità amministrativa (il tempo per registrare un’azienda e pagare le tasse); l’apertura del mercato sia per l’import che per l’export; l’efficienza delle procedure di revisione; la capacità giudiziaria; i servizi online offerti dal governo e quelli usati dalla popolazione.

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