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Travail.Suisse: altro che sgravi, serve aumento assegni famigliari

(Keystone-ATS) Altro che sgravi fiscali, per aiutare le famiglie serve un aumento degli assegni per figli e quelli per la formazione: lo sostiene la federazione sindacale Travail.Suisse, che ha presentato oggi uno studio relativo all’impatto dei due tipi di misure sulle differenze del reddito disponibile.

Il risultato: soprattutto per il ceto medio e per quello basso ritoccare verso l’alto i contributi famigliari comporterebbe di gran lunga maggiori benefici rispetto a “regali fiscali” come quelli previsti dall’iniziativa UDC in votazione il 24 novembre, scrive Travail.Suisse in un comunicato odierno. Inoltre l’approccio proposto costerebbe meno.

Secondo l’organizzazione dei lavoratori la Svizzera spende l’1,3% del suo prodotto interno lordo per la famiglia, contro una media OCSE del 2,2%. Questo fa sì che le famiglie siano svantaggiate rispetto alle coppie senza bambini: per i genitori con due figli i costi diretti dei bambini superano i 1300 franchi, un dato che non tiene conto del mancato guadagno causato dall’eventuale riduzione dell’attività lavorativa.

Uno studio della scuola universitaria professionale di Berna mostra ora che già un moderato aumento degli assegni famigliari di 50 e 100 franchi (a 250 per i contributi per figli, a 350 per quelli di formazione) avrebbe un impatto importante sul reddito delle famiglie: +1% in media e +2% per quelle con introiti modesti, afferma Travail.Suisse.

I costi sono valutati a 1,3 miliardi i franchi, meno quindi degli 1,4 miliardi stimati dal Dipartimento federale delle finanze in relazione all’iniziativa. Per Travail.Suisse inoltre i soldi sarebbero impiegati meglio, perché la proposta democentrista favorisce a suo avviso solo le famiglie agiate.

L’aumento degli assegni famigliari nella misura indicata rappresenterebbe peraltro solo un primo passo. Secondo la federazione sindacale a medio termine è assolutamente necessario un ritocco più incisivo, che li porti a 350/500 franchi. Questo per perseguire una “vera” politica famigliare, che innanzitutto passa per un “no” alla proposta di modifica costituzionale sottoposta al popolo in novembre.

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