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Trump attacca Obama, ‘mancano le prove su hacker russi’

Il presidente eletto Donald Trump KEYSTONE/AP/CAROLYN KASTER sda-ats

(Keystone-ATS) E’ ormai guerra aperta tra Donald Trump e Barack Obama sulle interferenze degli hacker russi nelle presidenziali americane.

Dopo aver confermato il suo scetticismo verso le conclusioni dell’intelligence Usa sulla responsabilità di Mosca, il tycoon manda avanti il suo futuro portavoce alla Casa Bianca, Sean Spicer, in attesa di incontrare personalmente in settimana i capi dei servizi segreti e di rivelare domani o dopodomani “cose che altre persone non sanno”.

Il presidente eletto, ha spiegato Spicer alla Fox, sta ricevendo dall’intelligence briefing “su base giornaliera” e “non sembrano esserci prove decisive” che i russi siano dietro gli hackeraggi delle email del partito democratico durante le elezioni.

Quanto al rapporto dell’Fbi e dell’Homeland security che sostiene le accuse contro Mosca, lo ha liquidato come una sorta di vademecum “di 13 pagine” che spiega ai membri del Dnc (il Comitato nazionale democratico) come migliorare la “sicurezza informatica di base”.

Spicer è stato ancora più diretto con la Nbc, sostenendo che le sanzioni alla Russia per gli hackeraggi sono motivate da ragioni politiche e che Barack Obama ha voluto solo punire Mosca dopo che la candidata democratica Hillary Clinton ha perso le presidenziali.

Ieri Spicer aveva aperto il fuoco di sbarramento sulla Abc, dove aveva definito “sproporzionate” le stesse sanzioni, ricordando che dopo un hackeraggio cinese del 2015 “non fu presa alcuna decisione pubblica”. Nei giorni scorsi era intervenuto anche uno dei consiglieri più vicini al tycoon, Kellyanne Conway, denunciando che Obama con le mosse ‘last minute’ sta tentando di “intrappolare” il suo successore.

Trump sembra quindi preparare il terreno per disinnescare la mina degli hacker sul suo cammino verso il disgelo con Putin, in un clima di isteria mediatica anti russa, come confermano le notizie infondate del Wp sull’ennesima intrusione russa nella rete elettrica del Vermont e della Cnn sulla chiusura della scuola anglo-americana a Mosca come ritorsione alle sanzioni.

Non sarà facile però fare marcia indietro, sconfessando i propri 007 ed entrando subito in rotta di collisione con il partito repubblicano, in maggioranza favorevole alle sanzioni. A partire dal sen. John McCain, che ha già fissato una prima audizione parlamentare il 5 gennaio per sentire il direttore della National Intelligence, James Clapper, e l’ammiraglio Mike Rogers, capo del Cyber Command americano.

I repubblicani però sembrano scalpitare per cancellare molti altri aspetti dell’eredità del presidente uscente, dall’Obamacare al castello di regole per difendere l’ambiente e controllare Wall Street. Domani si riunisce per la prima volta il nuovo Congresso, il 115/mo, controllato dal Grand Old Party in entrambe le camere, e già si sentono rullare i primi tamburi di guerra.

Obama tenterà di mettere a punto una strategia per difendere la sua riforma sanitaria incontrando mercoledì i parlamentari democratici. Ma anche Trump, tramite il suo portavoce, ha promesso di voler abrogare subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio, molti degli ordini esecutivi del suo predecessore. Resta da vedere se cancellerà anche quello sulle sanzioni alla Russia.

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