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Trump cala il poker, pace anche tra Marocco e Israele

Il presidente ha parlato di "svolta storica". KEYSTONE/EPA/Oliver Contreras / POOL sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo Emirati Arabi, Bahrein e Sudan è il turno del Marocco, quarto Stato arabo a normalizzare le relazioni con Israele. Ad annunciarlo – ovviamente su Twitter – è stato il presidente Trump che ha parlato di “un’altra svolta storica”.

“I nostri due grandi amici Israele e il regno del Marocco – ha scritto il presidente Usa – hanno concordato di ristabilire complete relazioni diplomatiche, una svolta enorme per la pace in Medio Oriente!”. E da Gerusalemme dove stava accendendo la prima candelina per la festa di Channuccà al Muro del Pianto, Benjamin Netanyhu ha sottolineato la “pace storica”, ringraziando Trump per “gli sforzi enormi fatti a beneficio di Israele” e il re Mohammed VI.

Lo ‘sforzo’ in questo caso è stato il riconoscimento da parte dell’amministrazione di Trump – ai suoi ultimi giorni alla Casa Bianca – della “sovranità del Marocco sul Sahara occidentale”. Un obiettivo inseguito a lungo da Rabat, in lotta decennale con il Polisario (Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro), una organizzazione militante e un movimento politico che ne ha dichiarato l’indipendenza proclamando la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi. Il Fronte, secondo i media, ha bollato l’annuncio sostenendo che il nuovo sviluppo “non cambierà di un pollice la realtà del conflitto e il diritto del popolo del Sahara occidentale all’autodeterminazione”.

La mossa di Trump – che non ha esitato a mettere un’altra sua pietra nella politica internazionale Usa prima dell’arrivo di Biden – è l’omologo dello stop all’annessione di parti della Cisgiordania ottenuta da Israele in cambio della normalizzazione delle relazioni con gli Emirati Arabi.

Re Mohammed ha definito “una presa di posizione storica” il riconoscimento di Washington della sovranità marocchina sul Sahara occidentale. E – come avvenne per i Paesi del Golfo per gli Accordi di Abramo – ha telefonato, secondo Haaretz, al presidente palestinese Abu Mazen sostenendo che l’intesa con Israele “non danneggia in alcun modo l’impegno del Marocco sul dossier palestinese” o la determinazione del regno “a continuare a lavorare per una comprensiva e giusta pace in Medio Oriente” nell’ottica della Soluzione a due Stati. Hamas da Gaza ha intanto rigettato l’intesa definendola “un peccato politico”.

La normalizzazione tra Israele e il Marocco è in realtà una ripresa di relazioni che a lungo sono state ‘coperte’ e che ebbero il loro punto maggiore ai tempi degli Accordi di Oslo quando l’allora premier Yitzhak Rabin, insieme a Shimon Peres, partecipò all’apertura di un ufficio di rappresentanza israeliano. Fu la Seconda Intifada palestinese nel 2000 a riportare le relazioni a livello sotterraneo ma non ad interromperle del tutto. Non è un segreto che i turisti israeliani – di cui molti hanno famiglie originarie di quel Paese – siano stati sempre bene accetti in Marocco, dove esiste anche una forte comunità ebraica che ha dato al regno un ministro.

Ora dall’accordo con Rabat ci sarà un impulso diretto ad una completa normalizzazione: non solo voli diretti tra i due Paesi ma anche l’apertura di uffici di rappresentanza con l’intenzione – ha spiegato il consigliere e genero di Trump, Jared Kushner – di “aprire ambasciate”. Anche il ministro della difesa israeliano Benny Gantz e quello degli esteri Gabi Ashkenazi hanno salutato l’annuncio, tuttavia, secondo indiscrezioni tv, hanno appreso della svolta con il Marocco alcune settimane fa da rappresentanti Usa e non dall’ufficio di Netanyahu.

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