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Turchia: PKK, strage di guerrigliere nel sud-est

(Keystone-ATS) Quindici guerrigliere curde sono state uccise in uno scontro a fuoco con le forze sicurezza nel sud-est della Turchia. L’episodio, l’ultimo di un conflitto che si trascina da 28 anni, conferma il ruolo rilevante che le donne hanno nel Pkk, la formazione terrorista che si batte per l’indipendenza delle zone a maggioranza curda del paese.

Lo scontro sembra inserirsi nell’ambito della nuova politica del governo del premier Recep Tayyip Erdogan nei confronti della forte minoranza curda (circa il 20% della popolazione in Turchia): prudente apertura verso l’unico partito curdo in parlamento (il Bdp) e chiusura totale nei confronti del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, di ideologia comunista, considerato terrorista anche da Usa e Ue.

Lo scontro in cui è stata decimata una delle unità tutte al femminile di cui dispone il Pkk è avvenuta in una zona rurale della provincia di Bitlis, al confine con l’Iraq. Oltre a lamentare tre feriti, le forze di sicurezza turche hanno perso un uomo, una “guardia di villaggio” come vengono chiamati gli ausiliari curdi ingaggiati dallo Stato turco.

Come ha rilevato un recente rapporto della Polizia, le donne rapresentano quasi il 20% (una su cinque) dei terroristi del Pkk, e in quasi 15 anni più della metà dei suoi attentati kamikaze sono stati compiuti da una militante: percentuale senza pari in nessun’altra organizzazione terroristica al mondo.

Lo scontro di Bitlis è avvenuto dopo la fine di una vasta operazione delle forze di sicurezza (esercito, ma anche corpi speciali della polizia) che nei precedenti tre giorni era stata segnata dalla morte di sette poliziotti e di sei terroristi alle pendici del monte Cudi, sempre nel sud-est, l’area a più forte concentrazione curda e con la più intensa attività del Pkk, basato anche nel confinante territorio dell’Iraq settentrionale.

Il bilancio della lotta lanciata dal Pkk nel 1984 e proseguita da allora a fasi alterne è di almeno oltre 40 mila morti.

Segno delle tensioni che attraversano l’est, ma anche Istanbul, sono stati gli incidenti di piazza e le devastazioni che hanno accompagnato la festività curda del Nevruz, l’inizio della primavera. Fra immagini televisive che ricordavano l’intifida palestinese, sono stati compiuti più di 700 tra fermi e arresti. Un poliziotto è rimasto ucciso e un attivista curdo è morto, probabilmente per una crisi d’asma causata dai lacrimogeni.

Il pugno di ferro nei confronti del Pkk, che è in corso da mesi con operazioni militari, raid aerei nel Nord Iraq e centinaia di arresti nelle file della sua ala urbana (il Kck, senza riguardo per giornalisti e intellettuali), secondo la stampa turca si inserisce nella nuova strategia scelta da Erdogan per risolvere la questione curda.

Niente più trattative segrete come quelle condotte a Oslo nel 2009 (e il 2010) in seguito alla prima “apertura democratica” annunciata nei confronti dei curdi. La nuova linea prevedrebbe anche una fine dei contatti con il leader del Pkk, l’ergastolano Abdullah Ocalan, e una prudente apertura politica al Bdp, l’unica formazione filo-curda rappresentata in parlamento.

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