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Ucraina: i carri armati di Kiev attaccano Lugansk

(Keystone-ATS) Dopo Donetsk, l’offensiva delle forze ucraine per riconquistare l’est ribelle arriva a Lugansk, altra roccaforte dei separatisti filorussi. I carri armati di Kiev sono entrati nei sobborghi della città, incontrando un’accanita resistenza. Ma si continua a combattere anche a Donetsk e a Mariinka dove i morti sabato sono stati 12.

I tank di Kiev hanno attaccato Lugansk in forze da ovest, entrando nel sobborgo di Sabivka, e da sud, nei villaggi di Heorhiivka e Rozkishne. I siti internet locali parlano di esplosioni e sparatorie, mentre gli abitanti si rifugiano nelle cantine. In città, il secondo centro industriale e minerario dell’Ucraina orientale dopo Donetsk, vivono 425.000 persone.

Il capo militare dei ribelli, Igor Strelkov, ammette: “Pesanti combattimenti sono in corso nei sobborghi di Lugansk… Il nemico ha gettato nella battaglia circa 70 carri armati, in due gruppi compatti. Ci sono anche notizie non confermate dell’atterraggio in città di un elicottero delle forze speciali del nemico”. I ribelli secondo Strelkov hanno ingaggiato scambi di artiglieria con l’esercito ucraino “lungo il fronte”.

Kiev stringe la morsa anche su Donetsk, principale roccaforte dei filorussi (un milione di abitanti). Sabato 6 persone sono state uccise. E altre 6 sono morte a Mariinka.

I combattimenti hanno finito per toccare pericolosamente pure la vicina frontiera con la Russia. In mattinata 6 proiettili di mortaio sono finiti sull’abitato russo di Donetsk, omonimo della città ucraina. Un uomo di 46 anni è morto, due sono rimasti feriti. Furiosa la reazione di Mosca, che accusa le forze di Kiev. Il ministro degli esteri Serghiei Lavrov ha minacciato “conseguenze irreversibili” nei rapporti fra i due stati, il suo vice Grigori Karasin ha promesso “una risposta rigorosa e concreta”. Kiev risponde “non siamo stati noi”. Ma anche i ribelli negano di aver sparato.

È saltata frattanto l’ipotesi d’un incontro a Rio de Janeiro fra Putin e Poroshenko, a margine della finale dei Mondiali. Il capo dello stato di Kiev (annunciato fra gli ospiti dalle autorità brasiliane) ha detto che rimane in patria per gestire la crisi. Putin in Brasile ha visto invece Angela Merkel. I due leader hanno concordato sulla necessità di una fine immediata dello ostilità, denunciando – secondo quanto riferisce il Cremlino – il “degradarsi della situazione” in Ucraina. E hanno auspicato “discussioni dirette” da tenersi “il prima possibile” fra Kiev e i ribelli.

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