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Ucraina: nuovo summit mercoledì a Minsk, ma Putin vuole garanzie

(Keystone-ATS) Slitta a mercoledì la possibile firma di un nuovo accordo di pace nell’est ucraino, mentre Mosca ammonisce gli Usa che eventuali forniture di armi a Kiev potrebbero avere “conseguenze imprevedibili” e “minare gli sforzi per una soluzione politica”.

Dopo una “lunga ed esaustiva” conferenza telefonica, Vladimir Putin, Petro Poroshenko, Angela Merkel e François Hollande hanno deciso di incontrarsi l’11 febbraio a Minsk, in Bielorussia. Ma solo “se entro quella data si riuscirà a concordare su un certo numero di punti sui quali abbiamo discusso intensamente negli ultimi tempi”, ha ammonito il leader del Cremlino da Sochi, dove ha incontrato Aleksandr Lukashenko.

“Faremo del nostro meglio per organizzare il summit con l’obiettivo di ottenere la pace ‘nella nostra casa comune'”, gli ha fatto eco il presidente bielorusso, “l’ultimo dittatore d’Europa” secondo l’amministrazione Usa, che sta tentando di recuperare credibilità agli occhi europei trasformando Minsk nel palcoscenico dei negoziati, finora falliti.

Ma è proprio dagli accordi di Minsk dello scorso settembre che si intende ripartire, anche se il rischio resta quello di un conflitto congelato, modello Transnistria o Abkazia: come ha annunciato la cancelleria tedesca, “si continua a lavorare ad un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell’est dell’Ucraina”.

Gli “sherpa” sono i vice ministri degli Esteri dei quattro Paesi, che si ritroveranno domani a Berlino. Prima di mercoledì, come ha precisato il Cremlino, è prevista anche una riunione del cosiddetto gruppo di contatto, formato da rappresentanti di Mosca, Kiev, Osce e separatisti filorussi, “per preparare le condizioni e i temi sostanziali” del vertice.

Tra i punti più discussi, la definizione della linea del fronte dopo gli avanzamenti dei ribelli, la distanza di arretramento delle armi pesanti, il controllo della tregua e dei confini russo-ucraini (attraverso cui entrano mezzi e militari russi, secondo l’Occidente), lo status delle aree controllate dai ribelli. Questa volta, comunque, sarebbe fissato un “timing” dei vari passi da fare.

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