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UDC: per una Svizzera indipendente con uno stato snello

(Keystone-ATS) Autodeterminata e indipendente, senza leggi e giudici stranieri, con uno stato snello che garantisca a tutti una bassa pressione fiscale e che promuova una politica coerente in materia di asilo e stranieri: questa la visione UDC della Svizzera, secondo il programma per i prossimi quattro anni varato oggi durante l’assemblea dei delegati a Nottwil, nel canton Lucerna.

Il vicepresidente del partito Christoph Blocher è insorto contro la lenta perdita della sovranità della Svizzera, denunciando un “colpo di Stato” il cui obbiettivo è, a suo avviso, evidente: allontanare il popolo dal potere. Blocher ha accusato la Berna federale di far perdere alla Svizzera la sua indipendenza.

Per la prima volta dalla fondazione dello stato federale del 1848 – ha continuato l’ex ministro di giustizia – a Berna vi è una maggioranza di sinistra nell’esecutivo e nel parlamento. Questo ha conseguenze sulla vita quotidiana dei cittadini, con una maggiore ingerenza dello stato, più burocrazia, più tasse e minore libertà. Un quadro che peggiora anche il benessere dei cittadini: i primi segnali, secondo Blocher, stanno già arrivando, con la contrazione delle entrate fiscali.

Anche il presidente Toni Brunner ha parlato di una Svizzera sotto pressione, dall’esterno ma anche dall’interno. L’UDC è però pronta a difendere l’indipendenza del paese, a cominciare dai rapporti con l’Unione europea: il partito l’iniziativa “diritto svizzero invece di giudici stranieri”, la cui raccolta delle firme inizierà ufficialmente a metà marzo, ha precisato.

Brunner ha anche parlato dell’importanza della neutralità e del federalismo: a questo proposito il consigliere nazionale sangallese ha denunciato la tendenza a centralizzare e ad armonizzare, con effetti a cascate negativi per i comuni e i cantoni. Il cittadino inoltre vede sempre più in pericolo la sua sfera privata: lo stato si fa da lui finanziare ma non gli dà fiducia, ciò che secondo Brunner non può essere.

Per quanto riguarda asilo e stranieri il capogruppo Adrian Amstutz ha le idee chiare: se negli ultimi 25 anni si fossero seguite le ricette democentriste “oggi la Svizzera avrebbe numerosi problemi in meno”. L’iniziativa contro l’immigrazione di massa ha permesso di tirare il freno d’emergenza: si tratta ora di vigilare affinché sia applicata correttamente. Se necessario anche attraverso il lancio di una seconda iniziativa, nel caso in cui Consiglio federale e parlamento dovessero rifiutare di svolgere il loro compito.

Il consigliere nazionale Christoph Mörgeli ha poi parlato in dettaglio del programma di partito 2015-2019, ricordando che il benessere del paese non è dato: è frutto di duro lavoro e di un impegno costante. L’UDC – ha constatato Mörgeli – si trova ad avere posizioni diverse dagli altri partiti in moltissimi settori: politica estera, economia, sicurezza, stranieri, asilo, religione, formazione, traffico, energia e media. “Anche per questo veniamo attaccati e infangati”, ha sostenuto.

Eppure passati alcuni anni o magari decenni alla fine la realtà dà ragione alle posizioni UDC, ha osservato Mörgeli. “È proprio questo che gli altri partiti e i media non ci perdonano.” Il partito pensava in modo corretto sull’Ue, che è una costruzione sbagliata; sull’euro, che è un prodotto ideologico; sulla libera circolazione, perché ha portato un’immigrazione di massa; su Schengen, che non funziona e aumenta l’insicurezza; sulla LAMal, che ha comportato a un’esplosione dei premi; sui pericoli dell’Islam; sulla ridistribuzione della ricchezza in senso socialista, che causa svantaggi al ceto medio; e, infine, sugli abusi in materia di socialità.

Secondo Mörgeli l’UDC è l’unico partito che osa affrontare la realtà mettendo i problemi suol tavolo e facendo ordine in casa. “Il nostro compito è chiaro, anche per i prossimi quattro anni: il nostro compito è la Svizzera”, ha concluso.

Sui valori e sull’identità della nazione alla luce del dibattito religioso è infine intervenuto il consigliere di stato vallesano Oskar Freysinger, che parlato di un paese sovrano in cui i cittadini hanno anche doveri, non solo diritti. Si tratta di integrare gli immigrati dall’area islamica espellendo gli jihadisti: altrimenti si rischia una spaccatura nella società, perché sistemi di valore differenti si faranno concorrenza, ha osservato.

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