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Ue sempre più vicina a recessione

(Keystone-ATS) L’Europa è sempre più vicina alla recessione. I dati Eurostat dell’ultimo trimestre del 2011 danno un calo del pil dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, sia nell’area euro che nella Ue-27, facendo registrare per la prima volta da due anni uno stop della crescita.

Dalla crisi dello sviluppo, dovuto in parte alla massa dei debiti, non è esente nemmeno la Germania dove il Pil è sceso a -0,2%. Sorpresa solo in Francia, dove è salito dello 0,2%, contrariamente a tutte le aspettative.

La Commissione Ue, che il 23 febbraio presenterà le previsioni economiche, ha fatto sapere che per vedere la ripresa nel 2012, si dovrà probabilmente aspettare più del previsto.

Entrata ufficialmente in recessione anche l’Olanda, Paese tripla A, che nell’ultimo trimestre del 2011 ha subito una contrazione del Pil dello 0,7%. Stessa sorte per il Belgio, che ha confermato la sua recessione tecnica, già annunciata il mese scorso.

Anche nel resto della zona Euro la situazione resta critica: in Portogallo la recessione si è aggravata a causa dell’austerità, con una contrazione del Pil del 1,3% a fine 2011. L’Italia, terza economia dell’Eurozona, è pure entrata in recessione con un calo del pil dello 0,7%. È peggiorata anche la Spagna, dove si è registrato un -0,3%.

Secondo gli analisti, si tratta dell’inizio di una nuova recessione per l’Europa, che per l’Eurozona è la seconda in tre anni, dopo essere tornata alla crescita nell’ultimo trimestre 2009.

Ma non tutto è perduto, e gli analisti sono ancora discordanti sulle prospettive per il 2012: vi sarebbero, secondo alcuni esperti, degli indicatori che dimostrano ottime chance che l’Eurozona sfugga alla contrazione nel primo trimestre del 2012, riuscendo ad evitare anche una recessione tecnica.

Altri invece restano in guardia: il mini rimbalzo della Francia è contrastato dal crollo delle importazioni, e i dati non drammatici della Germania sono aggravati dal calo dei consumi delle famiglie.

A livello mondiale, la zona Euro fa peggio degli Stati Uniti, che crescono dello 0,7%, e meglio del Giappone, che crolla dello 0,6%.

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