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Un mese di raid Usa su Siria, già 553 morti

(Keystone-ATS) Oltre 550 morti, in gran parte combattenti jihadisti, ma anche 32 civili tra cui donne e bambini. È questo il bilancio di un mese di bombardamenti aerei della Coalizione internazionale guidata dagli Usa contro lo Stato islamico (Isis) in Siria, compresi quelli a Kobane, sulla frontiera turca, dove i miliziani curdi continuano a resistere all’assedio dei jihadisti.

I raid hanno impedito finora all’Isis di impadronirsi completamente della città, ma i combattimenti continuano strada per strada, con i miliziani dello Stato islamico che la notte scorsa sono tornati ad avanzare nel nord del centro urbano. Mentre si attende di sapere quanti saranno i combattenti Peshmerga che il Parlamento della regione autonoma del Kurdistan iracheno ha deciso di inviare a sostegno dei curdi siriani e che dovrebbero passare attraverso il territorio turco.

Secondo un bilancio fornito oggi dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), sono stati 553 gli uccisi nei bombardamenti della Coalizione cominciati il 23 settembre sulle province siriane di Aleppo, Idlib, Raqqa, Deyr az Zor e Hasaka. Di questi, 464 erano miliziani dell’Isis, 57 del Fronte al Nusra, branca siriana di al Qaida, e 32 civili, tra i quali sei bambini e cinque donne. La maggior parte dei civili sono morti in raid che hanno preso di mira installazioni petrolifere nelle province di Deyr az Zor, Hasaka e Raqqa, da cui i jihadisti estraggono il greggio poi venduto sul mercato nero.

Ma i bambini continuano a morire in Siria anche nei bombardamenti del regime contro aree ribelli. Alcuni minori erano tra gli 11 civili che, secondo quanto riferito da fonti locali, sono rimasti uccisi da raid aerei e colpi di artiglieria contro il sobborgo di Waar, ad Homs, unica sacca di resistenza degli oppositori armati nella terza città della Siria, riconquistata nella primavera scorsa dalle forze lealiste.

Negli attacchi sono rimaste ferite altre 30 persone. Secondo le fonti, un bambino è stato ucciso da un colpo sparato da un cecchino appostato in un edificio situato ai margini del quartiere.

In Iraq, invece, l’esercito prosegue la sua avanzata a nord di Tikrit, appoggiato da clan armati tribali, mentre migliaia di membri della minoranza degli Yazidi sono ancora in pericolo a causa di una nuova offensiva lanciata negli ultimi giorni dalle forze dello Stato islamico (Isis) sul Monte Sinjar, nel nord-ovest del Paese. Lo hanno reso noto varie fonti curde, sottolineando che circa 5.000 volontari della comunità si sono armati per fronteggiare i jihadisti.

In agosto decine di migliaia di civili Yazidi, in gran parte fuggiti dalla città di Sinjar conquistata dall’Isis, erano rimasti assediati sulla vicina montagna. Successivamente avevano potuto fuggire e raggiungere la Siria grazie all’intervento dei combattenti curdi iracheni e siriani e ai raid aerei americani. Testimoni hanno parlato di centinaia di civili uccisi dai miliziani dello Stato islamico e altrettante donne fatte prigioniere, che si teme siano state ridotte in schiavitù.

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