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Usa: midterm; a repubblicani Camera, colpo a Obama

(Keystone-ATS) NEW YORK – I repubblicani americani hanno conquistato una solida maggioranza di seggi alla Camera dei rappresentanti nelle elezioni di medio termine, sferrando un duro colpo al presidente democratico Barack Obama e alla sua futura capacità di far passare un’agenda riformista. Con i risultati ancora non completi, i democratici hanno però mantenuto di misura il controllo del Senato, nonostante i sei seggi perduti, alcuni dei quali andati agli ultraconservatori repubblicani del movimento Tea Party.
Sospinto dal malessere generato dalla crisi economica, il Grand Old Party (Gop, come viene anche chiamato il partito repubblicano) ha strappato almeno 60 seggi ai democratici alla Camera (l’ultimo conteggio assegna loro 239 seggi contro 183), e ora hanno un nuovo speaker, John Boehner. Obama si è congratulato telefonicamente con lui, auspicando che con i repubblicani si possa trovare “terreno comune” per il bene degli americani. Il nuovo ‘House Speaker’ – che spodesta Nancy Pelosi – parlando dopo la rielezione, ha delineato quale sarà l’agenda del suo partito: tagli alla spesa e riduzione della presenza dello stato. “Gli elettori hanno mandato un messaggio ad Obama, affinchè cambi direzione”, ha detto.
Tra gli sviluppi della lunga notte elettorale, un repubblicano ha conquistato il vecchio seggio senatoriale di Obama in Illinois, ma in Nevada – una delle sfide più seguite – il leader democratico del Senato Harry Reid, ha sconfitto l’aggressiva avversaria del Tea Party Sharron Angle, che era favorita. I ribelli antigovernativi, che stanno diventando un grattacapo per l’ala più tradizionalista del partito repubblicano, hanno vinto in Kentucky, con Rand Paul. Secca sconfitta invece in Delaware per una delle leader del movimento, Christine ÒDonnell, che aspirava a un seggio senatoriale. In Florida si è imposto l’astro nascente del Gop ed esponente del Tea Party, il cubano-americano Marco Rubio. Sconfitta secca, in California, dell’ex amministratore delegato di Hewlett-Packard Carly Fiorina (nonostante i 140 milioni di dollari spesi di tasca sua nella campagna), battuta dalla senatrice democratica Barbara Boxer.
In palio c’erano tutti i 435 seggi della Camera dei rappresentanti, 37 su 100 seggi al Senato e i governatori di 37 dei 50 stati dell’Unione. Si rinnovavano anche 46 parlamenti statali. C’erano anche molti referendum locali: in California è stato bocciato un tentativo di legalizzare la marijuana, mentre l’Oklahoma ha confermato il divieto di usare la legge islamica nelle decisioni dei giudici.
I repubblicani sono andati bene anche nelle corse per i governatori, strappando 10 stati ai democratici. Ma nella sfida in California si è imposto il democratico Jerry Brown, che riporta un progressista alla guida dello stato che dal 2003 è stato guidato dal repubblicano Arnold Schwarzenegger, contro di lui c’era Meg Whitman, fondatrice di eBay, che come la Fiorina aveva speso milioni per questa sfida. A New York, il democratico ed ex ministro Andrew Cuomo ha vinto la poltrona che fu di suo padre Mario negli anni ’80 e ’90.

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