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Usa: premio Pulitzer accusa, “Obama mentì su raid bin Laden”

(Keystone-ATS) Quell’immagine di Barack Obama nella situation room con la tensione a tirargli l’espressione segna uno dei momenti più significativi della sua presidenza.

E il successo forse più importante in assoluto per il comandante il capo riuscito laddove anni di guerre e bombardamenti avevano fallito: catturare ed eliminare il nemico numero uno dell’America, Osama bin Laden. Ma adesso proprio quello scatto è messo in discussione da un’inchiesta del giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh che accusa: Obama mentì.

Stando alla ricostruzione di Hersh, pubblicata sulla London Review of Books, innanzitutto non sarebbe vero che sia stata una missione esclusivamente americana quella che portò alla cattura e all’uccisione di bin Laden da parte dei Navy Seals, i corpi speciali che nel maggio 2011 fecero irruzione nel compound di Abbottabad dove si nascondeva lo sceicco del terrore, scoperto – è la versione ufficiale – seguendo le tracce lasciate da un corriere di bin Laden.

Secondo Hersh, invece, dove si trovasse il capo di al Qaida era ben noto alle autorità pachistane in quanto erano proprio i servizi di Islamabad a tenerlo prigioniero, e fin dal 2006. Furono loro che ‘concessero’ una soffiata agli Stati Uniti, pagata 25 milioni di dollari. E allora Obama mentì quando disse al Paese che la missione era stata condotta dagli Stati Uniti e che le autorità pachistane ne furono informate soltanto a cose fatte. Hersh va oltre e contesta la versione ufficiale anche sulla fine che ha fatto il corpo di bin Laden: non affidato agli abissi del mare con una cerimonia rispettosa dei dettami islamici, ma racchiuso in sacchi poi lasciati precipitare tra le montagne dall’elicottero in volo verso Jalalabad.

Questa la versione di Hersh, che però è basata pressoché interamente su informazioni ottenute da una fonte anonima, presentata come una figura senior dell’intelligence americana.

Troppo poco, secondo i critici dell’articolo, tanto più che l’autore, pur noto per aver condotto pregevoli e dirompenti inchieste (come quella sul massacro di My Lai durante la guerra in Vietnam che gli valse il premio Pulitzer nel 1970), ha anche suscitato scetticismo proprio perché si è spesso basato su fonti rimaste anonime. Certo, spiega Hersh, “diventa molto difficile per gente che opera ancora all’interno poter essere citata in maniera completa”. Ma per una storia così dirompente non sono pochi a ritenere che una fonte sola non basti.

Di certo non è sufficiente per la Casa Bianca, che ha subito respinto le accuse all’amministrazione Obama contenute nel pezzo di Hersh come “prive di fondamenta”.

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