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USA 2016: Trump-shock, chi ha armi potrebbe fermare Hillary Clinton

Donald Trump, ieri durante un comozio a Fayetteville, in Carolina del Nord. Keystone/AP/EVAN VUCCI sda-ats

(Keystone-ATS) Donald Trump si rende protagonista dell’ennesima battuta-shock, quasi invitando a sparare alla sua rivale nelle presidenziali che, tra le altre cose, vuole una stretta sulle armi da fuoco.

“Il popolo del secondo emendamento potrebbe fermare Hillary Clinton”, ha affermato ieri il tycoon durante un comizio, riferendosi a chi difende il diritto di avere in casa fucili o pistole.

“Uno che istiga alla violenza non può fare il presidente. Per questo Trump è pericoloso”, replica la campagna della ex first lady.

Ma a dare più fastidio alla Clinton sono l’attacco al consolato statunitense di Bengasi nel 2012 e lo scandalo delle e-mail. I genitori di due delle vittime di quattro anni fa che le fanno causa, accusandola di essere “direttamente responsabile” della morte dei loro figli. Responsabile per la cattiva gestione della sua posta elettronica, con quell’account privato che da segretaria di Stato non avrebbe dovuto utilizzare per scambiare informazioni top secret.

Lo staff della candidata democratica non lo dice pubblicamente, ma è chiaro che dietro all’azione legale intentata nei confronti della Clinton vede la mano di chi vuole arrestare la sua corsa verso la Casa Bianca. La mano di chi non esita a strumentalizzare a fini politici la tragedia della morte di quattro americani, tra cui l’ambasciatore Chris Steven.

Però la vicenda è troppo delicata per alimentare le polemiche. E in una nota il portavoce della campagna della Clinton, Nick Merrill, sottolinea come “nessuno può immaginare il dolore delle famiglie di americani coraggiosi che hanno perso la vita”. E si limita solo a ricordare come siano state condotte sull’episodio ben nove inchieste differenti: “Nessuna ha mai trovato prove di alcun genere di comportamenti sbagliati da parte di Hillary Clinton”.

Non la pensano così Charles Woods, padre di Tyrone, e Patricia Smith, madre di Sean. Quest’ultima è assurta agli onori delle cronache intervenendo sul palco della convention repubblicana di Cleveland e sferrando un durissimo attacco contro la Clinton. Sean e Tyrone erano due contractor morti quella sera dell’11 settembre 2012.

Hillary Clinton – leggendo le carte della denuncia presentata presso la corte della capitale Washington – viene accusata di “estrema trascuratezza” nella gestione di informazioni “confidenziali e segrete”, comportamenti che avrebbero contribuito a creare le condizioni per quell’attacco al consolato. La candidata democratica viene accusata anche di “dichiarazioni false e diffamatorie” nei confronti delle famiglie delle vittime, come quelle secondo cui ci sarebbe un legame tra l’attacco al consolato e un video anti-Islam postato all’epoca su YouTube. Parole definite “irresponsabili, sconsiderate e profferite intenzionalmente con malizia”.

Critiche durissime, dunque, che però per ora non frenano Hillary Clinton nei sondaggi, con la media di RealClearPolitics.com che la dà in vantaggio di 7,5 punti su Donald Trump.

Il candidato repubblicano, intanto, deve fare i conti anche con una lettera aperta di 50 esperti repubblicani in materia di sicurezza nazionale, tra cui Michale Hayden, ex direttore della CIA e della NSA, John D. Negroponte, ex direttore dell’intelligence e vice segretario di Stato, Robert Zoellick, vice segretario di Stato ed ex presidente della Banca Mondiale.

A Donald Trump “mancano carattere, valori ed esperienza per essere presidente, metterebbe a rischio il benessere e la sicurezza nazionale del paese”, affermano i firmatari, riecheggiando l’allarme lanciato giorni fa dall’ex numero uno della CIA Michael Morell, che ha definito il tycoon “un pericolo”.

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