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Usa 2020: Biden davanti, Trump non ci sta

Conteggio dei voti in Georgia KEYSTONE/EPA/ERIK S. LESSER sda-ats

(Keystone-ATS) Joe Biden sembra oramai a un passo dalla Casa Bianca. Con la vittoria in Michigan e Wisconsin è a un soffio dalla conquista dei 270 grandi elettori necessari per guidare il paese.

“È chiaro che vinceremo abbastanza stati per ottenere i 270 voti”, ha affermato lo stesso Biden “ma non sono qui – ha aggiunto – per dichiarare che abbiamo vinto, ma solo per dirvi che quando il conteggio sarà finito riteniamo che saremo noi i vincitori”.

Donald Trump però non ci sta. E se la campagna elettorale del 2020 è stata una delle più tese e divisive della storia recente, il post-elezioni rischia di essere ancora peggiore, con la prospettiva di una battaglia legale infinita sul voto per posta e il conteggio delle schede, e un’incertezza che si teme possa sfociare anche in tensioni sociali e disordini.

La principale minaccia di Trump è il ricorso alla Corte Suprema, quella che lui stesso in quattro anni ha blindato con la nomina di tre giudici conservatori, plasmando una maggioranza di sei a tre che mette l’ala liberal dell’Alta Corte in netta minoranza. “Ci stanno rubando le elezioni, non lo permetteremo”, ha attaccato il presidente, contestando il prosieguo dello scrutinio in Pennsylvania, Georgia, North Carolina, Georgia, e proprio in Michigan e Wisconsin. E sollevando il sospetto di brogli e irregolarità.

“La scorsa notte ero saldamente in testa in molti stati decisivi. Poi, uno ad uno, i vantaggi sono magicamente scomparsi”, ha twittato, probabilmente riferendosi proprio al sorpasso di Biden in Michigan e Wisconsin e denunciando anche quella che ha definito una valanga di schede giunte “a sorpresa” nei seggi.

Intanto la sua campagna ha annunciato un’azione legale in Michigan e Pennsylvania per sospendere immediatamente il conteggio dei voti fino a quando non sarà garantito allo staff del presidente un significativo accesso nelle stanze dello scrutinio, per controllare che tutto proceda regolarmente. Ed è pronta anche a chiedere il riconteggio dei voti in Wisconsin.

È la strategia messa a punto nello Studio Ovale in frenetiche riunioni tra il presidente e i suoi più stretti consiglieri, una tattica mirata a creare una narrativa di frode elettorale nel caso i media dovessero dichiarare Biden vincitore. Trump insomma non ha alcuna intenzione di mollare, nonostante i suoi attacchi siano anche il segnale di un certo nervosismo.

La stizza per una strada che a metà della nottata elettorale sembrava mettersi in discesa, con la ‘red wave’ che avanzava sulle grafiche messe a punto da tv e siti dei vari media, e che nelle ultime ore si è fatta decisamente in salita, in un’altalena di dati e risultati mozzafiato.

“Se il presidente ricorre alla Corte Suprema per decidere l’esito delle elezioni rischia una sconfitta imbarazzante”, ha attaccato intanto la campagna di Biden. In teoria entro l’8 dicembre tutte le eventuali controversie sul voto dovranno essere concluse, perché pochi giorni dopo, il 14 dicembre, è il giorno del Collegio Elettorale, quando i 538 elettori dovranno eleggere formalmente il presidente.

Ma nelle ultime ore la speaker della Camera Nancy Pelosi, terza carica dello Stato, ha ribadito che a decidere sul presidente sarà proprio la Camera dei Rappresentanti del Congresso americano se, arrivati al 6 gennaio, dovesse perdurare la situazione di stallo. Proprio la Camera è rimasta in mano ai democratici, il primo vero verdetto dell’Election Day, mentre al Senato è un testa a testa con i repubblicani.

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