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USA-Russia: Trump apre a Putin. “Cooperazione contro Isis”

Telefonate internazionali di Donald Trump dall'ufficio ovale della Casa Bianca. Keystone/EPA/MICHAEL REYNOLDS sda-ats

(Keystone-ATS) Lotta comune all’Isis, crisi ucraina e ripresa delle relazioni, anche economiche, ”da pari a pari”: sono questi i temi principali della telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, che hanno concordato inoltre di definire data e luogo per un faccia a faccia.

Secondo quanto reso noto dal Cremlino, in un colloquio di un’ora definito ”positivo” da entrambe le parti, i due presidenti ”si sono detti favorevoli a stabilire un reale coordinamento tra le azioni russe e americane per sconfiggere l’Isis e altre organizzazione terroristiche in Siria”.

”Sono stati anche affrontati aspetti importanti della crisi ucraina”, aggiunge la presidenza russa ma senza alcun riferimento alle sanzioni.

Scarna la nota della Casa Bianca, che conferma la discussione sulla ”reciproca collaborazione nella lotta all’Isis” aggiungendoci ”gli sforzi per lavorare insieme allo scopo di ottenere più pace nel mondo, inclusa la Siria”. Nessun cenno alle sanzioni, ma si sottolinea che la telefonata é ”un inizio significativo per migliorare le relazioni tra Usa e Russia che hanno bisogno di essere riparate” e che i due presidenti auspicano ora che ”le due parti possano muoversi rapidamente per affrontare il terrorismo e altre questioni di reciproco interesse”.

È il primo contatto diretto in assoluto tra i due leader, che sperano di riscrivere la storia dei rapporti russo-americani dopo essersi scambiati fino a ieri solo reciproche attestazioni pubbliche di stima, sullo sfondo della nuova guerra fredda culminata nell’era Obama con le sanzioni per gli hackeraggi ”elettorali”.

Era la telefonata più attesa delle cinque in programma ieri, con una lista comprendente anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, che però ha mostrato fermezza su tutti i temi caldi.

Se Putin gli ha teso una mano, il presidente francese lo ha messo in riga, ricordandogli ”il rispetto dei principi della democrazia, in particolare l’accoglienza dei rifugiati”, le ”conseguenze economiche e politiche del protezionismo”, l’importanza di attuare l’accordo di Parigi sul clima. Sulla Siria lo ha ammonito che la soluzione va cercata ”sotto l’egida dell’Onu”, sulla Russia che le sanzioni non potranno essere tolte ”senza la piena attuazione degli accordi di Minsk”, di cui lui e la Merkel sono promotori e garanti.

Trump ha lasciato intendere più volte di essere incline a revocarle ma ieri, incalzato anche da Theresa May, ha ammesso che è ”troppo presto per discuterne”.

Sulle sanzioni il tycoon rischia di aver contro anche il partito repubblicano. I vertici del Grand old party, dallo speaker Paul Ryan al leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, hanno fatto quadrato.

Trump cerca comunque un terreno su cui rodare la collaborazione con Mosca e sembra averlo trovato in Siria. Proprio ieri ha firmato un ordine esecutivo per chiedere allo stato maggiore congiunto americano entro 30 giorni un piano per un’azione più aggressiva ed efficace contro l’Isis. Molto dipenderà dagli sviluppi della possibile collaborazione con la Russia, che ora in Siria e in generale in Medio Oriente si trova in una posizione dominante, tanto da aver avviato con Iran e Turchia colloqui di pace ad Astana senza gli Stati Uniti.

Nel suo ordine esecutivo per sospendere l’arrivo dei rifugiati, Trump ha chiesto la creazione di una “zona di sicurezza” per chi scappa dal conflitto, ma oggi fonti della sua amministrazione hanno precisato che saranno ”affrontate a tempo debito” come parte della strategia di Donald Trump in Medio Oriente. Una strategia non ancora chiara, a parte l’asse con Israele e l’ostilità verso l’Iran. In ogni caso per la “safe zone” occorre passare da Putin.

Con Amgela Merkel pare si sia giunti ad un compromesso sulla Nato, stando al comunicato della Casa Bianca: i due leader hanno riconosciuto ”l’importanza fondamentale” dell’Alleanza Atlantica, ma anche la necessità che ”tutti gli alleati stiano contribuendo con la loro giusta quota alla nostra sicurezza collettiva”, come chiede da tempo Donald Trump.

Il presidente americano e la cancelliera tedesca hanno concordato anche ”sulla necessità di rafforzare la già robusta cooperazione nella lotta contro il terrorismo e di lavorare per stabilizzare le aree di conflitto in Medio Oriente e in Nord Africa”. I due hanno discusso anche di Russia e Ucraina, ma non ci sono dettagli e nel comunicato pubblicato a Berlino non c’è alcun cenno al tema degli immigrati.

Sembra infine andato liscio il colloquio con il premier giapponese Shinzo Abe. Il presidente Trump lo ha invitato a Washington per il 10 febbraio e ha ribadito ”l’impegno di ferro americano” sulla sicurezza del Giappone, facendo retromarcia dopo le minacce di un disimpegno militare con l’alleato. I due leader hanno promesso di consultarsi e cooperare sulla minaccia posta dalle ambizioni nucleari della Corea del Nord.

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