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USS critica dumping nel settore del giardinaggio

(Keystone-ATS) Il dumping salariale è una realtà più diffusa di quanto si pensa in Svizzera. L’Unione sindacale svizzera (USS) ha presentato oggi a Berna uno studio sul settore del giardinaggio dal quale emerge che i controlli delle istanze cantonali si basano su salari minimi troppo bassi e che, di conseguenza, i dati riguardanti le infrazioni sono al di sotto della realtà.

In questo settore esistono contratti collettivi di lavoro (CCL) di forza obbligatoria solo in alcuni cantoni – fra cui il Ticino – ma non a livello nazionale. L’unico contratto nazionale è quello applicato dai membri dell’associazione Jardin Suisse che rappresentano solo il 40% delle imprese del settore. Quest’ultimo CCL – non obbligatorio – prevede però salari minimi nettamente al di sotto degli stipendi abitualmente versati in Svizzera, hanno sottolineato i rappresentanti sindacali.

Ad esempio la paga minima prevista per un giardiniere paesaggista con un certificato federale di capacità e meno di tre anni di esperienza è di 3850 franchi nel CCL di Jardin Suisse, ma di 4840 franchi dopo due anni di pratica del canton Ginevra, dove esiste un contratto cantonale di forza obbligatoria. Solo in Ticino gli stipendi minimi previsti dal CCL obbligatorio sono inferiori: per il caso descritto sopra ad esempio la paga minima è di 3830 franchi.

Questa situazione – affermano i responsabili dell’USS – non permette di valutare correttamente il fenomeno del dumping salariale. Infatti le istanze cantonali di controllo, basandosi sui salari minimi “visibilmente troppo bassi” del CCL di Jardin Suisse, hanno rilevato irregolarità nell’11% delle aziende. Nei cantoni di Basilea Città e Campagna, che hanno un contratto obbligatorio con salari più vicini alla realtà, il tasso di infrazioni è del 34%. Quando entrano in gioco subappaltatori il tasso cresce ulteriormente. Da quanto l’accordo di libera circolazione è stato esteso ad otto paesi dell’Europa centrale e orientale, i casi di abusi si sono moltiplicati, afferma l’USS.

Se non si applicano le stesse condizioni di lavoro anche ai dipendenti delle ditte subappaltatrici, è impossibile garantire che in Svizzera vengano versati salari elvetici, ha sottolineato il presidente dell’USS Paul Rechsteiner. E Renzo Ambrosetti, copresidente del sindacato Unia, ha lanciato un appello al parlamento affinché nella sessione autunnale accetti il principio della “responsabilità solidale” che estende la responsabilità dell’impresa principale a tutti i subappaltatori.

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