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Vaticano: pandemia accusa sistemi che riducono welfare

La Santa Sede rimarca che l'emergenza sanitaria da Covid-19 è lo specchio di squilibri più vasti e che vanno al più presto sanati. KEYSTONE/EPA/TIZIANA FABI / POOL sda-ats

(Keystone-ATS) In piena pandemia da Coronavirus, la Santa Sede rilancia la questione della crisi ecologica globale, rimarcando anche – nella chiave che “tutto è connesso” – come la stessa emergenza sanitaria sia lo specchio di squilibri più vasti e che vanno al più presto sanati.

“La stessa pandemia da Covid-19 dimostra come sia da mettere in discussione un sistema che riduce il welfare, là dove esso è presente, così come un sistema economico-finanziario che permette grandi speculazioni anche sulle sciagure, ritorcendosi sui più poveri”, denuncia il Tavolo Interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale nel documento “In cammino per la cura della casa comune – A cinque anni dalla Laudato si'”, presentato oggi in Vaticano.

“Un mondo ricco e un’economia vivace possono e devono porre fine alla povertà”, rileva nella sezione ‘Finanza’ il testo di oltre 220 pagine, in cui vengono anche illustrate le “buone prassi” ai fini della “conversione ecologica”: “Il livello di ricchezza e di tecnica accumulato dall’umanità, così come l’importanza e il valore che i diritti umani hanno acquisito, non ammettono più scuse”.

“Considerando le connessioni tra le dimensioni economica, finanziaria, ecologica e sociale della crisi attuale”, sono indicati “quattro capisaldi per una riflessione etica che contribuisca all’avvento di un nuovo paradigma per lo sviluppo”: “la rappresentazione e il valore del denaro”; “la visione del futuro che vorremmo costruire e dei relativi investimenti da utilizzare a tale scopo”; “il primato del bene comune nelle politiche finanziarie e nella valutazione dell’impatto sociale degli investimenti”; “la regolamentazione necessaria per un sistema economico-finanziario mondiale libero, stabile e a servizio dell’economia reale’, che riconcili mondo della finanza e mondo del lavoro”.

Per la Santa Sede, “in questo tempo difficile, che sarà destinato a cambiare non poco le società in cui viviamo, siamo chiamati ad aver cura gli uni degli altri, a non chiuderci nell’egoismo, a promuovere e difendere la vita umana dal suo sorgere fino al suo naturale compimento, ad offrire cure mediche adeguate per tutti, ad alimentare la solidarietà internazionale, a combattere la cultura dello scarto, a studiare, costruire insieme nuovi sistemi economici e finanziari più equi, a impegnarci per il dialogo, la pace, il rifiuto della violenza e della guerra”.

“Il mondo è scosso dalla crisi provocata dalla pandemia da Covid-19, il virus che ha causato decine di migliaia di vittime e sta cambiando i nostri stili di vita mettendo a rischio i sistemi economici delle nostre società”, si riconosce.

“L’emergenza sanitaria, la solitudine, l’isolamento conseguente alle misure per contrastare il contagio, ci hanno messi tutti improvvisamente di fronte alla nostra fragilità di creature finite – aggiunge il documento – e ci richiamano a scoprire o riscoprire ciò che è essenziale nelle nostre vite”.

Nell’attuale contesto, la crisi ecologica “diventa un momento propizio di stimolo alla conversione e a decisioni concrete e improcrastinabili”.

Per affrontare seriamente le cause di questa crisi “vi è bisogno, pertanto, di un reale ‘cambiamento di rotta’, fondato sulla consapevolezza che tutto è intimamente relazionato, così come di una ‘conversione spirituale’ che porti a una nuova coscienza del rapporto dell’essere umano con sé stesso, con l’altro, con la società, con il creato e con Dio”.

E tra i cardini per vincere la sfida c’è “l’inseparabilità della ‘preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore'”.

A conferma infine che si punta alla concretezza a tutto campo, nella conferenza stampa di presentazione l’arcivescovo mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha annunciato la “prossima adesione della Santa Sede all’Emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, strumento finalizzato a contrastare sia il problema del cosiddetto ‘buco dell’ozono’, sia il fenomeno dei cambiamenti climatici”.

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