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Vaticano, scomunica per corruzione, si discute

(Keystone-ATS) La volontà di papa Francesco di scomunicare mafiosi e corrotti suscita dibattito. La corruzione è un “cancro” che corrode: questa l’espressione spesso usata dal Papa per un fenomeno che rappresenta per lui uno dei mali peggiori per le società e per l’uomo.

Il presidente dell’autorità italiana anticorruzione Raffaele Cantone, in un’intervista a Repubblica dichiara: “è un fatto rivoluzionario che ha un significato politico, non solo religioso e giuridico. Da oggi in poi, sarà difficile fare finta di niente per quelli che, pur professandosi cattolici, continuano a muoversi con disinvoltura all’interno di meccanismi corruttivi”.

“Questo Papa ha sempre battuto con forza sul tasto della corruzione”, osserva Cantone. “Ne ha parlato in tutte le occasioni possibili, spingendosi ad un’ affermazione ancor più eclatante della celebre “la corruzione spuzza” di Scampia: una volta ha detto che il peccato si può perdonare, la corruzione no”.

In un’intervista alla Stampa, il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, afferma che la scomunica “destabilizzerà le cosche”. A suo parere si tratta di “una grande notizia. Papa Francesco lo disse già tempo fa che il mafioso è scomunicato. Sono state affermazioni fortissime. Se arriverà anche l’atto formale, avrà un grande peso per organizzazioni come la ‘ndrangheta e le altre, che assumono rituali pseudoreligiosi nell’affiliazione, così come nelle cariche interne”.

“I mafiosi aspirano ad essere trattati come fedeli che meritano rispetto e sostegno, perciò ostentano le loro donazioni per le opere da compiere in un edificio di attività religiose. Una volta era una modalità per presentarsi alla gente in tutto il proprio carisma criminale”, spiega Cafiero de Raho. “Capite: da un lato il crimine, dall’altro un sostegno da parte della Chiesa, o quantomeno un riconoscimento. D’altra parte non capitava solo qui, basti solo citare la Banda della Magliana. Era in tutta evidenza una forma di legittimazione che strumentalizzava la carità”.

Un “messaggio importantissimo” arriva anche dalle “sospensioni delle cresime”, dichiara il procuratore citando il caso di San Luca, dove “il 21 giugno trenta adulti avrebbero dovuto prendere la cresima”. Tuttavia “all’indomani del noto baciamano al boss, mi riferisco al fermo del latitante Giuseppe Giorgi da parte dei carabinieri, il vescovo ha sospeso le cresime”.

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