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Vecchiaia: se necessario pensione a 67 anni, commissione insiste

Il presidente della commissione Ignazio Cassis (PLR/TI). KEYSTONE/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) Nella riforma della Previdenza per la vecchiaia 2020 il calo delle rendite provocato dall’abbassamento del tasso di conversione va compensato nel secondo pilastro.

Lo ha ribadito la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (CSSS-N), che rilancia anche la proposta di aumentare automaticamente fino a 67 anni l’età pensionabile in caso di ristrettezze finanziare dell’AVS.

La CSSS-N – presieduta dal consigliere nazionale ticinese Ignazio Cassis (PLR) – al termine dell’esame del corposo dossier si è infatti espressa, con 12 voti contro 12 e con il voto decisivo del presidente, in favore del meccanismo d’intervento in due fasi nell’AVS.

Esso dovrebbe attivarsi qualora il Fondo AVS dovesse trovarsi in difficoltà finanziarie e la sua copertura dovesse scendere sotto l’80%. In tal caso l’età di riferimento verrebbe aumentata di al massimo quattro mesi all’anno fino a 67 anni e nel contempo l’IVA verrebbe innalzata al massimo di 0,4 punti percentuali.

Una misura bocciata tacitamente dal Consiglio degli Stati nel corso della scorsa sessione invernale: tale idea rischierebbe secondo i “senatori” di mettere in pericolo tutto il progetto Previdenza per la vecchiaia 2020.

In una nota odierna, la CSSS-N informa anche di aver elaborato una nuova proposta nel tentativo di trovare un compromesso con gli Stati soprattutto riguardo alla principale divergenza, quella concernente il meccanismo di compensazione del previsto abbassamento (dal 6,8% al 6%) del tasso di conversione, che serve per calcolare le rendite pensionistiche.

La commissione propone una versione rielaborata di quella portata avanti dalla propria Camera, che compensa queste perdite nell’ambito del secondo pilastro. In particolare si prevede una modifica nelle modalità di contribuzione dei giovani salariati e dei loro datori di lavoro.

Attualmente i giovani tra 25 e 34 anni versano un accredito vecchiaia pari al 7% della paga assicurata (chiamato anche “salario coordinato” che va da 24’675 a 84’600 franchi al massimo). I prelievi salariali dei 35-44enni sono pari al 10%.

La CSSS-N propone di abbassare queste aliquote rispettivamente al 5% e al 7%. Contemporaneamente andrebbe abolita la cosiddetta “deduzione di coordinamento” ossia la parte più bassa della busta paga (tra 0 e a 24’675 franchi) che attualmente non è assicurata nel quadro del secondo pilastro.

In questo modo i prelievi salariali sarebbero calcolati su tutto il salario (fino ad un massimo di 84’600 franchi) permettendo di accumulare un capitale pensionistico più elevato che consentirebbe di compensare la riduzione del tasso di conversione.

Il modello è stato accolto dalla commissione con 13 voti contro 12. Una forte minoranza propone di seguire il Consiglio degli Stati, secondo cui la riduzione della rendita pensionistica provocata dall’abbassamento (dal 6,8% al 6%) del tasso di conversione andrebbe compensata con un supplemento di 70 franchi della rendita AVS e l’aumento del tetto massimo per i coniugi dal 150 al 155%.

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