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Venezuela: una “marcia del silenzio” senza violenza

(Keystone-ATS) Alla fine la “marcia del silenzio”, convocata oggi dall’opposizione per ricordare le vittime della violenza della repressione contro le manifestazioni antigovernative che si susseguono in Venezuela, si è svolta a Caracas.

Dopo alcuni blocchi e negoziati la polizia ha deciso di non sbarrare il passo dei cortei e non ci sono stati incidenti.

Dai 20 punti di raduno organizzati in città, migliaia di manifestanti hanno marciato – vestiti di bianco e in silenzio – verso la sede della Conferenza episcopale venezuelana, per partecipare ad una preghiera ecumenica in ricordo delle 20 persone morte nelle ultime settimane nel paese.

A sorpresa, le autorità di Caracas – che avevano chiuso stazioni della Metro e disposto posti di blocco della polizia nei principali accessi alla città, come di consueto prima di una manifestazione dell’opposizione – hanno deciso ad ultimo momento di permettere l’accesso dei cortei alla zona ovest della capitale, che è considerata dai chavisti la loro roccaforte storica, dove non sono permesse proteste contro il governo.

Nelle lunghe colonne di manifestanti erano presenti molti simboli religiosi: grandi croci di legno aprivano i cortei e vari sacerdoti accompagnavano gli oppositori conducendo preghiere collettive.

Il carattere pacifico della “marcia del silenzio” di oggi – compromesso solo da qualche carica della polizia contro un gruppo che cercava di bloccare la principale arteria della città, l’autostrada Francisco Fajardo – contrasta fortemente con la violenza e i saccheggi che hanno segnato le due ultime notti nella capitale venezuelana, dove la protesta si sta estendendo dai quartieri più agiati alle zone popolari.

Dopo gli 11 morti nella notte fra giovedì e venerdì scorso a El Valle (sud di Caracas) durante la notte scorsa, gli scontri e i saccheggi hanno raggiunto anche Petare, il quartiere popolare del nord della capitale che è considerato la zona più pericolosa della città, nonché la baraccopoli più grande di tutta l’America Latina.

Governo e opposizione si sono accusati a vicenda di essere gli organizzatori occulti di questi scontri e saccheggi, ma il timore dei residenti della capitale è che l’acuta crisi economica che soffre il paese possa sfociare in episodi di rivolta sociale spontanea, fuori da ogni controllo delle forze politiche.

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