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Votazioni 17 giugno: studi, con iniziativa ASNI valanga votazioni

(Keystone-ATS) Se l’iniziativa “accordi internazionali: decida il popolo!” fosse già stata in vigore, il popolo svizzero avrebbe dovuto esprimersi su 77 oggetti in più dal 2003, con un raddoppio delle votazioni ed effetti negativi su un sistema di democrazia diretta finora rivelatosi efficace. Lo sostengono due studi commissionati dalla federazione delle imprese svizzere economiesuisse, che punta anche il dito contro l’incertezza giuridica del testo in votazione il 17 giugno.

La modifica costituzionale proposta dall’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) mira a rafforzare i diritti popolari, sottoponendo a referendum obbligatorio i trattati internazionali che determinano un’unificazione multilaterale del diritto in “settori importanti”. Proprio quest’ultimo concetto non è chiaro, sostiene una perizia di Bernhard Ehrenzeller, professore all’Università di San Gallo. Secondo il giurista, non esiste nessun criterio comunemente accettato per determinare l’importanza di un trattato: le indicazioni proposte dall’iniziativa sono considerate una scelta poco felice. Spetterebbe perciò al parlamento decidere se un accordo internazionale sia importante o meno, una decisione fondata su una valutazione politica.

Maggiore è il numero di temi posti in votazione, meno i votanti sono informati, sottolinea da parte sua Daniel Kübler, professore all’Università di Zurigo. In caso d’accettazione dell’iniziativa dell’ASNI, sarebbe obbligatoria una votazione su una moltitudine di accordi incontestati che trattano per la maggior parte questioni molto tecniche: a questo proposito Kübler cita l’esempio del “protocollo relativo alla repressione di atti illeciti contro la sicurezza delle piattaforme fisse situate sulla piattaforma continentale”. Stando a Kübler doversi pronunciare su oggetti di questa natura, oltretutto incontestati, richiederebbe un lavoro d’informazione molto importante e nuocerebbe ad un sistema che si è rivelato finora efficace.

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