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Votazioni federali: revisione LADI accettata con il 53,34% di “sì”

(Keystone-ATS) BERNA – La revisione della legge federale sull’assicurazione disoccupazione (LADI) è stata approvata dal 53,39% della popolazione. Dallo scrutinio è emersa chiaramente una spaccatura tra Svizzera tedesca e latina. Il Ticino ha bocciato la modifica – che prevede un aumento delle trattenute salariali e una riduzione delle prestazioni – con un tasso di contrari del 58,00%, mentre i Grigioni l’hanno accolta con il 63,06% dei voti.
Ed eccezione di Basilea Città – dov’è stato respinto di misura con il 50,44% di contrari – il testo è stato approvato da tutti i cantoni svizzerotedeschi. Il risultato più netto è arrivato da Appenzello Interno, con una proporzione di “sì” del 72,55%, seguito da Obvaldo con il 69,08%.
I cantoni romandi hanno tutti bocciato la quarta revisione della LADI. Il Giura in particolare l’ha respinta con una proporzione di “no” del 75,98%. Chiara opposizione anche a Neuchâtel, Ginevra e Vaud, mentre il risultato è meno netto nei cantoni di Vaud (55,62%), Friburgo (55,59%) e Vallese (55,31%). Complessivamente si può dire che l’opposizione alla revisione è stata particolarmente forte nei cantoni in cui vi sono più persone senza un lavoro.
Un altro elemento che emerge è la bassa partecipazione: si è recato alle urne solo il 35,40% degli aventi diritto di voto. La tendenza si era delineata già in precedenza: nelle ultime settimane la campagna era stata poco vivace. In Ticino il tasso si attesta al 33,8%, nei Grigioni al 26,27%. Mediamente per le votazioni federali l’affluenza alle urne supera il 40%, tuttavia in passato è pure già stata inferiore al 30%.
Delusi la sinistra e i sindacati, i quali non sono riusciti a ripetere il successo ottenuto in marzo con la bocciatura della modifica della legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP), che prevedeva l’abbassamento del tasso di conversione per le rendite del secondo pilastro. Complice la disoccupazione non sono riusciti a mobilitare la popolazione.
Soddisfatti invece il Consiglio federale, i partiti borghesi e gli ambienti economici. I loro appelli per risanare un’assicurazione contro la disoccupazione, il cui indebitamento cresce di un miliardo all’anno e ha già raggiunto i sette miliardi di franchi, sono stati ascoltati. Il nuovo regime dovrebbe permettere di ritrovare l’equilibrio finanziario entro 17 anni.
Dal 2011 le trattenute saliranno dal 2 al 2,2% e sui salari fra i 126’000 e i 315’000 franchi sarà prelevato anche un 1% di solidarietà. Le entrate dovrebbero così aumentare di 646 milioni di franchi. I tagli alle prestazioni ammontano in totale a 622 milioni. Gli assicurati dovranno quindi versare di più e beneficeranno di indennità per meno tempo. I giovani sono i più penalizzati dai risparmi. Inoltre le regioni particolarmente colpite dalla crisi non potranno più aumentare la durata delle indennità a 520 giorni. Anche la possibilità di prolungare la disoccupazione parziale sarà eliminata.
Il Consiglio federale è obbligato per legge a risanare l’assicurazione, e aveva annunciato che in caso di bocciatura popolare della revisione l’aumento delle trattenute salariali sarebbe stato dello 0,5%.
Dalla riformulazione dell’assicurazione contro la disoccupazione nel 1976 la sinistra e i sindacati sono riusciti una sola volta ad evitare che le prestazioni venissero tagliate. Nella votazione federale del 13 giugno 1976 la decisione di dichiarare l’assicurazione obbligatoria fu accolta dal 68,3% della popolazione. Nel 1993 la prima revisione della LADI fu approvata addirittura con il 70,4% di “sì”, mentre nel 1997 la seconda modifica fu bocciata di misura con il 50,8% di contrari. Nel 2002 una nuova revisione fu accolta dal 56,1% dei votanti.

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